L’acquario marino per antonomasia è l’acquario di barriera, col quale si persegue l’obiettivo di riprodurre in miniatura un pezzettino della barriera corallina, ospitando i coloratissimi pesci tropicali, con l’aggiunta di invertebrati, coralli, granchi, ecc. E’ tra gli acquari più diffusi, ma anche il più difficile da gestire e costoso da realizzare, non fosse altro che per la maggiore efficienza richiesta alle attrezzature di filtraggio e alla quantità di rocce viva. Di sicuro gli ospiti degli acquari marini, in particolare di barriera, rispetto a quelli di acqua dolce, sono più delicati e difficili da allevare. Vengono prelevati direttamente dagli ambienti naturali, la riproduzione in cattività è difficile e poco diffusa. L’esigenza di realizzare un habitat che sia quanto più uguale a quello di cui godono in natura, diventa un obiettivo necessario per la salute degli ospiti. Tanto è che per coloro che si avvicinano per la prima volta ad un acquario d'acqua salata, viene consigliato di iniziare con un acquario di solo pesci.
Come acquario d’acqua salata, oltre all’acquario di barriera abbiamo l’acquario mediterraneo del quale non esiste una vera cultura, anche se negli ultimi anni, in maniera spontanea e autodidatta, si sta rivalorizzando, in particolare ad opera di sub e pescatori, ossia da parte di coloro che per professione o per hobby, hanno il piacere di apprezzare la fauna dei nostri mari. Un mondo povero, che non ha suscitato l’interesse degli operatore del settore di acquariologia, indispensabile per veder crescere l’interesse per gli acquari che riproducono microsistemi anche dei nostri mari. Sono state addotte diverse motivazioni più o meno valide, non del tutto convincenti: non esisterebbe un vero mercato della fauna mediterranea, tra l’altro meno interessante per varietà , colori e bellezza.
Troviamo infine l’acquario salmastro, caratterizzato da una salinità variabile, propria degli estuari, dove i fiumi sfociamo nei mari, o di biotopi dalle stesse caratteristiche, come le paludi di magrovie, o fiumi salmastri.
L’acquario marino non deve scendere al di sotto di certe dimensioni, 180-200litri, al fine di assicurare agli ospiti un ambiente quanto più possibile stabile chimicamente. Vasca da poggiare su una solida base, un mobile con una struttura in metallo, al cui interno ospita la vasca di decantazione (sump), che a sua volta ospita le attrezzature. E’ doveroso dire però che, negli ultimi tempi, i moderni supporti tecnici e informativi, stanno fornendo un grande contributo per la semplificazione della gestione degli acquari marini anche i più complessi, rendendo possibile la creazione di microsistemi marini anche con riguardo ad acquari di dimensioni più contenute. Ciò non toglie che l’acquario marino, rispetto a quello d’acqua dolce è più costoso da allestire e più difficile e oneroso da gestire. Oltre all'acqua marina naturale, è possibile utilizzare la comune acqua di rubinetto con l’aggiunta di una miscela di sali marini, da comprare presso i negozi di acquariologia, anche se è consigliabile partire da acqua di osmosi inversa o demineralizzata. L'acqua di rubinetto è ricca di cloro e non solo.
L’acquario marino può essere allestito in maniera naturale, artificiale o con un sistema misto.
Completano l’attrezzatura: un termometro per il controllo della temperatura; un densimetro per il controllo della composizione chimica dell’acqua (pH, nitriti, nitrati, anidrite carbonica, ecc), un misuratore della salinità , indispensabile per preparare l’acqua per i periodici cambi parziali. Per un acquario marino mediterraneo, potrebbe essere necessario prevedere un raffreddatore, per specie di fondo, alle quali bisogna assicurare temperatura inferiori a quelle presenti nell’ambiente che ospita l'acquario.
Uno dei sistemi maggiormente seguito per allestire l’acquario marino, va sotto il nome di sistema berlinese, che prevede una consistenza presenza di roccia viva e la vasca di raccolta e decantazione (la cosiddetta sump), destinata, oltre alla decantazione dell’acqua, ad ospitare, per ragioni estetiche e funzionale, tutte le attrezzature: un buon schiumatoio, un filtro biologico, le pompe, cui spetta l’onere di aspirare l’acqua dalla vasca, spingerla attraverso i filtri, quindi nuovamente alla vasca dopo la decantazione. Al filtro biologico l’acqua perviene dopo essere stata trattata dallo schiumatoio. E’ questa un’attrezzatura di massima, che può essere integrata con filtri con particolari caratteristiche.
L’acqua dell’acquario marino, rispetto a quello d’acqua dolce, va sostituita in quantità maggiore e con maggiore frequenza, diciamo in ragione del 25-30% della massa complessiva presente nella vasca, in media due volte al mese.
Gli acquari d’acqua salata possono ospitare solo pesci o anche invertebrati, coralli, granchi, ecc, se si opta per un acquario di barriera. Gli ospiti vanno scelti tra poche specie, quanto più possibile compatibili fra loro.
Le opinioni sono le più disparate. Su una cosa sono tutti d’accordo, quanto più spazio hanno a disposizione tanto meglio è. A scopo esemplificativo, mediamente si parla di 1,5-2 litri per ogni cm di pesce. Pertanto, per 1 pesce da 5cm, ci vogliono dai 7,5 ai 10 litri d’acqua, si sale a 15-20 litri per un pesce di 10 cm. Di questi ultimi, una vasca di 100lt, ne può ospitare 6 o 7. Leggevo che una vasca di 250 litri può ospitare al massimo 7-8 pesci disco, che da adulti raggiungono un diametro compreso tra i 15 ed i 20cm.
Bisogna partire da acqua dolce demineralizzata o acqua di osmosi inversa, cui aggiungere sale marino sintetico, in ragione delle dosi riportate sulla confezione. Per l’operazione, oltre che dell’acqua e del sale marino, abbiamo bisogno di un contenitore, un listello di legno per agitare l’acqua man mano che aggiungiamo il sale, un riscaldatore per portare l’acqua alle stessa temperata di quella presenta nell’acquario, un densimetro per controllarne la salinità . L’acqua così preparata deve riposare per 24-36 ore, prima di essere utilizzata. Entità e frequenza dei cambi, variano da acquario ad acquario, in funzione della specie e del numero degli ospiti. La frequenza e la percentuale dell’acqua da sostituire è maggiore in presenza di acquari che ospitano solo pesci o maggiormente pesci, rispetto agli acquari che ospitano pochi pesci e molti invertebrati o solo questi ultimi. A titolo esemplificativo, si passa da un percentuale del 25% circa, per acquari con solo pesci o con prevalenza di pesci, ad una percentuale del 7-8% circa, per acquari con soli invertebrati o prevalenza degli stessi. Anche la frequenza si dimezza circa, passando da ogni 30-40 giorni a ogni 15-20 giorni.
Il valore ideale del pH per un acquario d’acqua salata o marino deve essere compreso tra 8 e 8,5. E’ un valore da tenere sotto controllo, perché suscettibile di variazioni sensibili in funzione della limitata quantità di acqua che fa capo al microsistema acquario. Tra l’altro, gli ospiti abituati a macrosistemi, come mari e oceani, sono abituati a valori stabili e risentono in modo particolari delle inevitabili variazione cui sono esposti con il nuovo habitat.
A scopo esemplificativo, per comprare e allestire una vasca, di 300lt circa, ad acquario marino di barriera (tropicale), in grado di ospitare tutte le varietà compatibili, bisogna preventivare una spesa prossima ai 4-5mila euro. Parliamo di un acquario corredato di tutte le attrezzature, proporzionate alla grandezza della vasca, più il kit comprensivo di : sabbia corallina, rocce vive, biocondizionatori e integratori. Un analogo acquario, capacità 250 lt, è possibile reperirlo in promozione ad un prezzo prossimo ai 3000 euro. Il prezzo diventa molto più ragionevole per un acquario marino mediterraneo, mentre scende a 500 euro circa, per un acquario di 125 litri comprensivo di mobile da appoggio.
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