Coltivare le fragole

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La coltivazione delle fragole non richiede terreni e condizioni climatiche particolari, anche se risultano maggiormente indicati climi temperati e terreni soffici, leggeri e ben drenati, in grado di scongiurare fenomeni di ristagno idrici.

Sono piante che non temono il freddo, anche se quelle più giovani sono particolarmente sensibili alle gelate. In ogni caso non sopportano condizioni climatiche estreme, in particolare durante la fioritura. Durante questa fase, la coltura risulta compromessa con temperature che scendono al di sotto dello zero. Oltre alla temperatura, per la coltivazione delle fragole, gioca un ruolo importante l’esposizione, che deve assicurare sufficiente luce. Quelle piccoline e profumate di bosco, sono piante perenni che crescono spontaneamente alle varie altitudini, dalla pianura alla bassa e media montagna.

A parte le fragoline selvatiche, nel nostro paese, come nel resto del mondo, la coltivazione delle fragole viene praticata a livello industriale e per quantità rilevanti, in considerazione della bontà del frutto, ricco di vitamina C, zuccheri ed importanti sali minerali. Dopo la Spagna, il nostro paese è il primo produttore di fragole dell’Europa. Grazie alle serre e all’utilizzo di tecniche sofisticate, le fragole vengono coltivate durante tutto l'anno. In misura sempre maggiore si ricorre alle coltivazioni sotto tunnel (serre bene arieggiate, realizzate con film plastici perfettamente trasparenti) e non solo per le “produzioni fuori stagione”.

Per evitare qualsiasi inconveniente collegato agli agenti atmosferici, anche quelli occasionali e non giustificati dalla stagione, sono sempre di meno le coltivazioni a cielo aperto.

Preparare il terreno.

Con un congruo anticipo rispetto all’impianto del fragoleto, da realizzare in piena estate, luglio-agosto, il terreno va vangato e fertilizzato interrando letame maturo ad una profondità di 30-35cm, in ragione 3-3,5 Kg circa per mq. La preparazione del terreno può essere fatta già a partire dalla fine dell’inverno o addirittura durante l’autunno precedente.

Cure colturali.

Semina.

A livello industriale, la semina viene effettuata durante i mesi caldi (estate inoltrata), per raccogliere i primi frutti a primavera dell'anno successivo, anche se in considerazione delle difficoltà della riproduzione per seme, si preferisce partire da piantine da acquistare presso vivai o dalla moltiplicazione delle piante esistenti (tecnica degli stoloni).

Optando per le piantine, queste vengono piantate a filari, e distanziate tra di loro di 20-25cm circa, mentre i filari, che corrono paralleli tra loro, vengono distanziati di 50-70cm, quanto basta per un confortevole raccolto.

Mediamente il fragoleto va rinnovato ogni 4-5 anni.

Riproduzione con la tecnica degli stoloni.

Durante i mesi estivi i rami che partano dalla piante madre si abbassano sul terreno ed a 30 cm circa dalla stessa vengono coperti con una zolla di terreno sulla quale viene posato un peso (una pietra) per tenere il ramo fermo nel terreno, in modo che a quest'altezza il ramo mette le radici, cosiddetta tecnica degli stoloni.

Una volta che ha messo le radici, il ramo viene separato dalla piante madre, ossia tagliato nel punto di unione con la stessa, dando vita ad una nuova pianta che produrrà i primi frutti, nella nuova dimora, nella primavera dell'anno successivo.

Irrigazione.

Le piante di fragole coltivate hanno bisogno di essere innaffiate regolarmente, soprattutto durante la prima fase di crescita e durante la fruttificazione, evitando però che l'acqua ristagni, facendo marcire le radici.

A prescindere dalla tecnica di coltivazione, in serra, in vaso o a cielo aperto, l’acqua va versata o lasciata scorrere direttamente sul terreno, usando l’accortezza di non bagnare le foglie, per evitare che il fragoleto possa essere interessato da patologie fungine.

Per le colture intensive, trovano applicazione i sistemi di microirrigazione che corrono sotto l’eventuale pacciamatura.

Protezione.

Coprendo le piantine con un telo durante la stagione vegetativa, si consegue un doppio vantaggio, si crea un ambiente caldo/umido, ideale per la fruttificazione, e si tengono lontano le erbacce, poco gradite dalle piantine di fragole.

Sul telo, in corrispondenza delle piantine, viene praticata una piccola apertura per favorire l’areazione ed il passaggio della luce.

Durante l'inverno è opportuno proteggere le piantine di fragole coprendole con la paglia, da rimuovere agli inizi della primavera successiva.

Concimazione.

La prima è fondamentale fertilizzazione del terreno è quelle eseguita con stallatico durante la vangatura.

Ad essa, durante le varie fasi della stagione vegetativa, fanno seguito interventi di concimazioni a base di fosforo e potassio.

In particolare, con prevalenza di fosforo durante la prima fase di crescita, per stimolare la massa radicale, e con prevalenza di potassio durante la fruttificazione.

Per quanto riguarda l’azoto e i microelementi, quali calcio, manganese e ferro, le somministrazione vanno tarate in base alle effettive esigenze del terreno, dopo averlo analizzato.

Raccolto.

E’ da eseguire a mano, separando le fragole dalla pianta madre dal peduncolo.

Per la coltivazione a cielo aperto, il raccolto dall’inizio dell’estate si protrae fino all’inizio dell’autunno, mentre con la coltivazione in serra è possibile raccogliere questo frutto durante tutte le stagioni.

In genere il raccolto è a scalare, man mano che i frutti vengono a maturazione.

Coltivazione in vaso.

Parassiti animali e vegetali delle fragole.

Afidi, lumache e patologie fungine, dovute a ristagni idrici, sono le principali avversità dei fragoleti.

Per tutte le piante da frutto, ma per la fragola in particolare, il cui frutto, difficile da pulire, cresce quasi toccando il terreno, bisogna cercare di prevenire queste avversità, in considerazione della tossicità degli insetticidi e fungicidi.

Fragole e coltivazione idroponica.

Sia a livello amatoriale che professionale, un po’ in tutti i paesi, si sta diffondendo la cultura della coltura idroponica delle fragole, tecnica che consente di velocizzare e migliorare la produzione quali quantitativa e nello stesso tempo tenere lontano inconvenienti, come le patologie fungine.

Senza la pretesa di essere esaustivo, la tecnica prevede che le piantine vengono alimentate in maniera automatica con una soluzione nutriente.

In sintesi:

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