Naturalmente non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda, la scelta del momento e della quantità d’acqua infatti va sempre ricollegata alla tipologia di pianta di cui ci si deve prendere cura, ad ogni modo esistono dei principi generali che sono condivisi dai più e valgono per quasi tutte le specie:
Non tutte le piante necessitano della stessa quantità di acqua, ne vanno annaffiate con la stessa frequenza. Ma per tutte vale la regola generale che esse vanno annaffiate quando il terreno è asciutto, regola che vale sempre, anche d’inverno.
La frequenza e la quantità d’ acqua di cui le piante hanno bisogno varia con il variare delle zone climatiche, della stagione, del tipo di terriccio, della grandezza del vaso, della specie di pianta. A prescindere dagli altri fattori, in generale durante le stagioni calde ed in presenza di vasi di dimensioni contenute aumenta la frequenza con la quale innaffiare.
Le piante vanno annaffiate anche d’inverno quando il terreno risulta asciutto, vuoi perché non piove da molti giorni, vuoi o perché le piante sono tenute al coperto.
L’ operazione deve essere eseguita lentamente per dar modo al terreno di trattenere una maggiore quantità d’acqua, senza creare pericolosi ristagni compromettendo la salute delle radici. Diventa determinante l’efficienza del drenaggio.
Durante l’operazione di innaffiatura bisogna assicurarsi che l’acqua venga assorbita dal terreno e che non resti in superficie, senza raggiungere le radici, per la presenza di una crosta di terreno dura. In presenza di un simile inconveniente, bisogna provvedere a smuovere il terreno, frantumandone la parte dura.
Da una regolare annaffiatura e corretta potatura, laddove prevista, dipende la salute delle piante. Contrariamente a quanto si crede le piante muoiono più per abbondanza di acqua, soprattutto quando questa ristagna, che per annaffiatura insufficiente. Non va dimenticato che alcune piante si sono abituate a vivere in zone particolarmente aride, persino nel deserto. Per le piante in vaso, è opportuno evitare pertanto che gli eventuali sottovasi restino costantemente pieni d’acqua. |
Secondo alcuni, è preferibile innaffiare di mattina presto, perché:
si va incontro alla ore più calde della giornata ed il terreno umido attenua gli effetti del sole;
al mattino il terreno è fresco per cui trattiene più acqua;
innaffiando di sera, poiché il terreno durante la giornata accumula calore, l’acqua, soprattutto se non abbondante, riscaldandosi potrebbe stressare le radici della pianta.
Coloro che propendono per la sera, sostengono che:
andando incontro alla notte, il terreno si conserva umido per un periodo più lungo, a differenza che di giorno quando il sole ne accelera l’evaporazione.
In realtà, sono da evitare le ore calde e soleggiate della giornata, poi, mattina presto, sera tardi, o meglio ancora durante la notte, non fa molta differenza, la scelta, più che da ragioni tecniche, è motivata dalla propria disponibilità.
Durante le vacanze, soprattutto quelle estive, periodo durante il quale aumentano le esigenze idriche, bisogna organizzarsi perchè le piante in casa, sul balcone ma anche in giardino continuano ad essere annaffiate con una certa regolarità.
Escludendo la possibilità di lasciare le chiavi al vicino di casa, vediamo gli accorgimenti e le tecniche possibili, in funzione della durata della vacanza, del numero di piante e del posto dove si trovano.
Se l’assenza si protrae fino 5 massimo 7 giorni, è sufficiente annaffiare le piante in maniera abbondante e a secondo che si trovino in casa o sul balcone usare i seguenti accorgimenti:
per le pianta che vivono in casa, abbassate parzialmente le tapparelle, in modo da ridurre la quantità di luce che abitualmente entra nella stanza; la circostanza rallenta l’attività vegetativa della pianta e quindi l’esigenza di acqua;
per le piante coltivate sul balcone, radunatele nell’angolo meno assolato, accostandole tra di loro, in modo che si facciano ombra vicendevolmente.
In entrambi i casi, in prossimità delle piante lasciate alcune bacinelle piene d’acqua, in modo che le piante possano beneficiare dell’umidità che l’acqua crea evaporando.
Se la vacanza si protrae più a lungo, diventa indispensabile ricorrere a tecniche più o meno sofisticate in grado di assicurare al terreno un certo tasso di umidità.
Il classico metodo della “bottiglia capovolta”.
Procuratevi un pò di bottiglie di plastica di varia grandezza, in funzione della dimensione dei vasi e quindi della quantità di terreno da conservare umido, riempitele d’acqua e chiudetele con il loro tappo originale.
Con l’ausilio di un ago robusto,dopo averne riscaldata la punta sulla fiamma del fornello o dell’accendino, eseguite sul tappo 3-4 buchetti, quindi capovolgete la bottiglia e inseritela nel terreno quanto basta perchè si regga in posizione verticale.
Per facilitare l’operazione fate precedere una regolare annaffiatura per ammorbidire il terreno o con un punteruolo predisponete tante buche quante sono le bottiglie, buche del tipo di quelle che si fanno per piantare i semi.
Altro metodo artigianale simile al precedente prevede sempre l’utilizzo di bottiglie di plastica, solo che in questo caso il tappo sarà sostituto con un pezzo di spugna, vediamo come procedere:
Procurate le bottiglie di plastica, servendovi delle forbici e/o del coltello asportatene il fondo.
Inserite nel collo della bottiglia un pezzetto di spugna.
Capovolgete la bottiglia e inseritela nel terreno dalla parte del collo.
Riempite la bottiglia versando l’acqua dal fondo.
Eseguite l’operazione qualche giorno prima di partire, per tenere sotto controllo le bottiglie controllandone il livello, al fine di essere certi che l’acqua passi lentamente dalle bottiglie al terreno. Se avete l’impressione che l’acqua non scenda o non scenda a sufficienza:
Insomma, fate in modo che prima di partire per le vacanze abbiate la certezza che le “bottiglie a testa giù” nell’arco di una giornata liberino la giusta quantità d’acqua. Al ritorno la bottiglia dovrà essere vuota, ma la pianta dovrà essere in buona salute. In genere si utilizza 1 bottiglia per vaso (da ½ litro a 1 ½ litro in funzione della grandezza del vaso), ma è possibile prevederne anche più di una. Il sistema assicura buoni risultati per un massimo di una decina di giorni. |
Metodo delle treccine di lana.
Posizionate affianco alla pianta da annaffiare un vaso capovolto o uno sgabello, e poggiatevi sopra un barattolo pieno d’acqua, usando l'ccortezza che il fondo del barattolo sia collocato più in alto della parte alta del vaso.
Preparate delle treccine di lana di una lunghezza superiore alla distanza tra il barattolo pieno d’acqua ed il vaso della pianta.
Immergete le treccine nell’acqua e dopo averle bagnate lasciatele con un'estremità nel barattolo pieno d’acqua, mentre interrate l'altra estremità per 4-5 cm nel terreno ai piedi della pianta. A seconda delle dimensioni della pianta fate partire dal barattolo una o più treccine di lana.
In commercio, presso negozi attrezzati per il giardinaggio, vivaisti, ecc è possibili trovare congegni meno artigianali che sfruttano lo stesso principio a mezzo di un tubicino che collega una bolla contenente acqua al terreno. |
Vasi auto innaffianti.
Il mercato offre poi vasi a riserva d’acqua e auto-innaffianti, in grado di mantenere il terreno costantemente umido per molto tempo, anche mesi, ma questo presuppone che le piante siano state piantate negli stessi fin dal’origine o vengano travasate.
Gel innaffiante.
Altro sistema innovativo è rappresentato dal “gel per innaffiare le piante”, un gel sotto forma di flaconcino, formato da cellulosa + acqua demineralizzata, da inserire nel terreno. Man mano che la cellulosa si deteriora libera acqua che inumidisce il terreno. La durata varia da 1 a 2-3 settimane in funzione della grandezza della confezione.
Anche per le piante sul balcone, possiamo ricorrete alle bottiglie capovolte, ai vasi a riserva d’acqua o auto-innaffianti, ma gli accorgimenti potrebbero essere insufficienti o inopportuni, in considerazione della grandezza e numero dei vasi, dell’esposizione e del periodo di assenza, per cui diventa indispensabile attrezzarsi con un impianto di irrigazione da balcone, eventualmente da utilizzare tutto l’anno.
Per lo scopo, è possibile partire da un Kit già pronto, da comprare presso un negozio tipo Castorama o Leroy Merlin, attrezzati per il fai da te, dove personale specializzato è disponibile a fornire la propria consulenza per la scelta che meglio risponde alle propria esigenza. Per assemblare i kit è sufficiente attenersi alle istruzioni allegate.
Per una guida passo passo per costruire un impianto di irrigazione per il balcone o terrazzo con la tecnica del fai da te, puoi consultare la pagina: Impianto di irrigazione per balconi e terrazzi.
Come per tutte le piante, anche per le piante grasse vale la regola che vanno innaffiate quando il terreno risulta completamente asciutto. Per queste specie inoltre il concetto espresso sopra, ovvero che è più facile che muoiano annegate che di sete, assume una valenza particolare in funzione dell’attitudine della specie ad incamerare grandi quantità di acqua da utilizzare durante i periodi di siccità, la qualcosa espone maggiormente la massa radicale a marciume. A scopo indicativo, volendo fornire dei numeri, possiamo dire che durante le stagioni calde potrebbe essere sufficiente 1 intervento alla settimana, per passare 1-2 interventi al mese durante le stagioni intermedie, autunno e primavera, per sospendere completamente gli interventi durante la stagione fredda, tranne casi particolari.
Bisogna rifarsi al Regolamento condominiale, in mancanza a quello del Comune di residenza. Dal punto di vista operativo, le piante devono essere bene ancorate e ospitate da solide fioriere, nonché munite di sottovaso. L’unica accortezza è quella di fare in modo che l’acqua non trasbordi dal sottovaso, in modo da evitare stillicidio ai piani sottostanti, così come previsto dall’articolo 844 del codice civile.
Sicuramente è l’acqua di rubinetto la più indicata e utilizzata, purchè non particolarmente ricca di calcare.
Qualora l’acqua di rubinetto dovesse essere dura e ricca di calcare, prima di usarla bisogna farla decantare per un paio di giorni, in modo che il calcare si depositi sul fondo del contenitore. L’aggiunta di qualche pezzetto di carbone di legno favorisce la riduzione del calcare. L’acqua lasciata decantare oltre a liberarsi del calcare adegua la propria temperatura a quella dell’ambiente, circostanza che evita alla pianta stress da sbalzi termici. |
Passiamo ad analizzare sinteticamente acque particolari o con l’aggiunta di alcuni componenti:
L’acqua del condizionatore presenta l’inconveniente del mancato apporto di nutrienti: conviene evitarla.
L’acqua distillata, generalmente non va usata perché priva di sali minerali e nutrienti. L’acqua distillata, più che per l’annaffiatura, va bene per la nebulizzazione, perché non lascia macchie sulle foglie, circostanza che si verifica con l’acqua di rubinetto a causa dei residui di calcare.
L’acqua minerale non frizzante e sgasata apporta sali e non contiene controindicazioni, ma in considerazione del costo non se ne giustifica l’utilizzo.
L’acqua e zucchero, in ragione di 3-4 cucchiaini per ogni litro di acqua, rappresenta un nutriente naturale, economico e facile da realizzare, indicata per calle e piante grasse (da utilizzare un paio di volte al mese).
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