Segue una guida su come e quanto piantare i semi, dopo una breve considerazione sulle piante che si riproducono per seme. Le piante che si riproducono per seme sono dette spermatofite, mentre il seme rappresenta un ovulo fecondato, che può assumere forma e dimensioni diverse, da un millesimo di grammo a diversi chilogrammi.
In linea generale, la riproduzione per seme risulta indicata per la maggior parte degli ortaggi, specie orticole annuali o biennali, tipo il finocchio, il basilico, il prezzemolo, il peperoncino, il cappero, l’origano, l’erba cipollina, ecc, mentre le tecniche di riproduzione agamica trovano applicazione principalmente per le piante aromatiche e da frutto, piante perenni, ossia destinate a vivere più di due anni, tipo il limone, l’alloro, la salvia, il timo, il melo, il pero, ecc. Per completezza, ricordiamo che oltre che per seme, riproduzione gamica, le piante si riproducono partendo da una parte della pianta esistente, riproduzione agamica: innesto, margotta, talea, propaggine, stoloni e polloni, tecniche che danno vita a piante con le stesse caratteristiche genetiche della pianta madre, a differenza della semina che può generare ibridi.
Salvo qualche eccezione, con riguardo a semi particolarmente grandi o eccessivamente piccoli, per le modalità di semina è possibile rifarsi a regole che in larga misure risultano valide per la quasi totalità delle specie riproducibili per seme.
I periodi migliori per la semina sono l'autunno e la fine dell'inverno/inizio della primavera. Per alcune specie l'uno o l'altro periodo risulta indifferente, mentre per altre specie di piante è preferibile uno solo dei due periodi. Nell’ambito di questi periodi, per stabilire il momento migliore ci vengono incontro le fasi lunari: luna nuova; luna crescente, luna piena; luna calante. E’ ormai pacifico che la luce della luna, pur essendo una luce riflessa, contribuisce alla vita e alla salute delle piante, come la luce solare, favorendone o meno le varie funzioni. Con riguardo alla semina, esistono dei calendari che per le singole specie ne evidenziano il periodo migliore. Ad esempio, con la luna crescente è il momento di piantare basilico, melanzane, ecc, mentre con la luna calante è il momento buono per seminare cavoli, cappuccio, radicchio, lattuga, ecc.
Gran parte degli insuccessi sono dovuti a semi non fecondati, troppo vecchi o morti. Il periodo di dormienza varia da seme a seme ed è influenzato soprattutto dalle modalità di conservazione, che deve avvenire nel rispetto di specifiche condizioni di umidità e temperatura. Alcuni semi vanno messi a dimora necessariamente dopo pochi giorni, altri si conservano fecondi per diversi anni. Per migliorare la consistenza dei giovani germogli e per separare i semi morti da quelli che potenzialmente sono in grado di germogliare regolarmente, prima dell’interro è consigliabile metterli in ammollo in una bacinella contenete acqua a temperatura ambiente, dove lasciarli per alcune ore, da qualche ora a 10- 12 ore, in funzione della grandezza e della specie. I semi che scendono sul fondo sono quelli che con maggiore probabilità sono destinati a germogliare. Il trattamento è escluso per i semi infinitamente piccoli.
La piantumazione dei semi, che a livello hobbistico vengono generalmente acquistati in confezioni monodose, presso vivai o negozi specializzati, può avvenire direttamente in vaso o in piena terra se, in considerazione della zona climatica, la stagione assicura temperature compatibili con quelle richieste per la germinazione, o in appositi semenzai. Questi ultimi, anche se comportano l’operazione di trapianto, velocizzano il ciclo produttivo e assicurano un ottimo tasso di germinabilità , rendendo possibile l’utilizzo di sementi di qualità , anche se più costosi.
Sia per la semina nei semenzai che in piena terra o vaso, il terreno deve essere preparato, ossia lavorato e letamato e deve risultare soffice, umido e leggero. Al riguardo, il mercato offre terricci per semina già pronti per l’uso, ma va bene un miscuglio fatto da sabbia e terriccio universale o terra da giardino in parti eguali. In presenza di semi particolarmente piccoli, bisogna approntare un substrato a grana più grossolana, una miscela di sabbia grossa e ghiaia sottile, in modo da creare interstizi che diventano la dimora dei piccolissimi semi.
Per la semina nei semenzai, la grandezza del contenitore, a prescindere dal materiale, deve essere compatibile con la grandezza ed il numero dei semi, per evitare di stressare le piantine durante o subito dopo la germinazione, con successivi interventi. Distanziando i semi con diligenza, la profondità del contenitore e quindi del substrato deve assicurare alle piantine spazio sufficiente per lo sviluppo della massa radicale. Se ritenuti insufficienti i fori presenti sul fondo del contenitore ed anche per essere certi del deflusso dell’acqua in eccesso durante le annaffiature, compatibilmente con il materiale del contenitore, è opportuno praticare lungo la superficie esterna, in prossimità del fondo, una serie di fori, servendosi di un trapano avvitatore ed una punta appropriata al materiale.
Per la semina nei semenzai, i contenitori vanno riempiti fino ad alcuni cm dal bordo superiore per lasciare spazio sufficiente ai semi da distribuire sul letto ed allo strato di terriccio con quale coprirli, oltre allo spazio per la parte aerea delle piantine se si opta per coprire il contenitore con un foglio di plastica trasparente, in modo da poter controllare in ogni momento lo stato della germinazione e la crescita delle piantine. E’ questo un accorgimento che mantiene più a lungo il terreno umido, riducendo gli interventi di annaffiature, e quindi il pericolo di alterare la distribuzione dei semi, protegge le giovani piantine da eventuali spifferi, assicura alla serra una temperatura più prossima a quella ideale (25-30° per la maggior parte delle piante). Ciò non toglie che c’è chi sostiene che il telo impedisce al substrato un’adeguata areazione e ossigenazione, per cui preferisce assumersi l’onere di assicurare al semenzaio un’esposizione riparata e di provvedere con regolari interventi di umidificazione.
Se la grandezza lo consente, i semi vanno sistemati sul letto di semina in maniera regolare e distanziati tra di loro di 3-4 volte il proprio diametro.
La profondità cui vanno interrati i semi dipende dal tipo di pianta, ma più in particolare dalla grandezza del seme. I semi di dimensione significativa, vanno interrati ad una profondità pari a 3-4 volte la grandezza del seme stesso, mentre i semi molto piccoli vanno posati quasi in superficie. Per interrare i semi possono essere predisposti tante piccole buche di grandezza adeguata o dei piccoli solchi. Abbiamo poi la semina a spaglio, da realizzare spargendo nel solco o sulla superficie interessata un pugno di semi, da coprire con un leggerissimo strato di terriccio.
In genere su tutte le confezioni di semi sono riportate le modalità cui attenersi, circa il periodo migliore per la semina, la composizione del terreno, la profondità di impianto dei semi, l’esposizione, la temperatura ideale, i tempi di germinazione, il travaso, le cure, ecc.
Eseguita la semina, bisogna procedere con una sottile e delicata innaffiatura a pioggia, utilizzando un spruzzino o una doccetta con getto sottilissimo, per non smuovere i semi, dopo aver pressato leggermente il terreno per compattarlo, eliminando eventuali bolle d’aria venutesi a creare intorno ai semi. Durante l’attesa della germinazione e la comparsa delle piantine, bisogna mantenere il terreno costantemente umido, con periodici interventi di innaffiatura, senza eccedere, per evitare di creare ristagni idrici. I tempi di germinazione variano da pianta a pianta, da poco più di 1 settimana a 4-5 settimane, passando dal basilico al prezzemolo. In presenza di semi molto piccoli anche l’annaffiatura a mezzo spruzzino o doccetta è da evitare, perchè l’acqua finirebbe per trascinare i semi duranti il deflusso. In questo caso si provvede a mettere a bagno il contenitore-semenzaio in un secondo recipiente, senza che il livello di quest’ultimo superi quello del semenzaio, facendo in modo che il substrato si inumidisca. In entrambi i casi, l’umidificazione del substrato può essere eseguita anche prima della semina. Con la comparsa delle piantine bisogna procedere periodicamente ad uno sfoltimento delle stesse, cominciando da quelle più esile, per creare luce e spazio a quelle destinate a diventare piante adulte. Per il periodo che intercorre tra la semina e la germinazione, il semenzaio va tenuto in un luogo scarsamente illuminato, provvedendo a spostarlo gradualmente alla luce, una volta che hanno fatto la loro comparsa le piantine, in particolare quando si sta avvicinando il momento del trapianto. Condizioni ideali di luce, umidità e temperatura, velocizzano la germinazione e assicurano piantine in salute e rigogliose. Grazie a sementi di qualità (rivestite di una particolare pellicola, della stesse dimensioni e di certificate caratteristiche genetiche) e alle corrette cure colturali, si cerca di uniformare il più possibile il periodo di germinazione, per avere piantine della stessa età e grandezza, in modo da attutire gli svantaggi della semina rispetto alle piantine offerte dai vivai già pronte per l’interro nella dimora definitiva.
Una volta che le piantine hanno raggiunto una grandezza adeguata, da poter essere maneggiate senza subire danni, vengono rinvasate o piantate direttamente nel terreno. Se la semina è stata eseguita correttamente per quantità , distribuzione di semi e per esposizione del semenzaio, è possibile eseguire il trapianto quando tutte o la maggior parte delle piantine sono abbastanza grandi per poter essere trapiantate. La nuova dimora, soprattutto se in vaso, deve tener conto delle esigenze della pianta se non da adulta, almeno dei primi anni, per rinviare il più possibile il successivo intervento di rinvaso. Per evitare stress alla massa radicale della nuova piantina, nelle nuova dimora approntata, sia essa il vaso o la piena terra, è opportuno eseguire buche abbastanza ampie e profonde, compatibilmente con la grandezza delle piantine, in modo da non stressare e/o danneggiare la massa radicale, provvedendo a colmare lo spazio rimasto intorno al fusto delle piantine con l’apporto di terreno asciutto. Come per la semina, anche per il trapianto, si deve provvedere ad inumidire il terriccio prima o dopo l’impianto delle piantine. Le piantine vanno estirpate dal semenzaio con delicatezza, facendo precedere l’operazione da un intervento di annaffiatura se il terreno risulta particolarmente duro, da compromettere l’integrità delle piantine ed in particolare delle radici. Per i primi giorni dopo il trapianto, fino a quando la massa radicale non ha ripreso completamente le su funzioni, è opportuno procedere con nebulizzazioni della parte aerea della pianta, soprattutto in presenza di una stagione particolarmente calda.
Peperoncino. Da seminare a fine inverno inizio primavera in semenzai approntati con un terriccio soffice e letamato. Substrato da mantenere costantemente umido fino alla germinazione. Le giovani piantine vanno messe nella dimora definitiva dalla metà alla fine della stagione primaverile, passando dalle aree miti del Centro Sud a quelle più rigide del Nord Italia. Si raccolgono a fine estate-inizio autunno.
Erba cipollina. Coltivabile anche in vaso, è da seminare durante le stagioni intermedia da marzo a maggio e da settembre a novembre. Rappresenta una pianta particolarmente rustica che attecchisce un po’ dappertutto, non ha esigenze particolari circa la composizione del terreno, ma preferisce un terreno leggero e drenato ed un clima temperato fresco. Vive fino a 2000 metri sul livello del mare.
Basilico. Da seminare dall’inizio alla fine della stagione primaverile, in funzione delle condizioni climatiche del luogo, in semenzaio preparato con un terreno leggero e ben drenato. Le giovane pianti, distanziate di 20-25cm, vanno rinvasate o trapiantate in piena terra, non appena hanno raggiunto la grandezza sufficiente a non subire danni quando vengono estirpate e maneggiate.
Prezzemolo. Da seminare dall’inizio della primavera all’inizio dell’estate. Predilige un terreno fertile, ben trattato con stallatico maturo, una composizione sabbiosa con la presenza di torba. I semi, da poggiare sul letto di semina, vanno distanziati di 15-20cm e ricoperti con uno strato di terreno di qualche cm. Predilige un terreno umido.
Finocchio. Pianta molto forte e robusta, senza particolari esigenze circa la composizione del terreno. Predilige un clima mite. Nell’area mediterranea viene coltivato a partire dalla fine dell’inverno, assicurando un raccolto a scalare quasi durante tutte le stagioni.
Cappero. In natura si riproduce anche in terreni particolarmente aridi, persino nelle crepe dei muti. In una serra non riscaldata i semi vanno piantati durante la stagione invernale, in un substrato povero e ben drenato che oltre alla torba prevede la presenza di sabbia e l’aggiunta di ghiaia. Le nuove piantine saranno pronte per essere trapiantate nelle dimora definitiva con l’arrivo della primavera successiva. La percentuale di germinabilità è molto bassa. Solo il 10-15% dei semi piantati giunge a germinazione, per cui in genere a livello amatoriale si preferisce ricorrere alla riproduzione per talea.
Avocado. Predilige condizioni climatiche miti in linea con le zone di origini. Il seme si fa radicare nell’acqua e solo successivamente va interrato nella dimora definitiva. Si raccoglie dall’inizio dell’estate a tutta la prima metà dell’autunno, a secondo della zona climatica.
Girasole. Da seminare con l’arrivo della primavera, deponendo per ogni buca profonda 4-5 cm 2-3 semi, in un substrato particolarmente fertile. Pianta particolarmente rustica, con una voluminosa massa radicale.
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