Le tartarughe acquatiche o d’acqua sono rettili e come tali sono dotate di polmoni, per cui periodicamente devono portarsi in superficie per respirare, anche se trascorrono gran parte del loro tempo in acqua. Per questo motivo il loro habitat deve prevedere aree emerse, possibilmente soleggiate, dove possono sostare e prendere il sole. In natura vivono in acqua ferma o caratterizzata da leggero movimento, quindi in larga misura prediligono stagni, laghetti, ed in misura minore fiumi. Sia le tartarughe d’acqua che le tartarughe di terra, sono considerate animali da compagnia al pari degli altri animali domestici, quali cani e gatti, anche se timide e a volte aggressive, che incontrano difficoltà a socializzare con l’uomo. Vanno maneggiate con dolcezza, ma nello stesso tempo con fermezza, afferrandolo possibilmente dal carapace (lato posteriore), per evitare di farsi graffiare.
Nell’ambiente naturale, pur essendo particolarmente brave in acqua, trascorrono molte ore della giornate a prendere il sole. Per lo scopo, al pari dei rettili, galleggiano a pelo d’acqua, si portano su una roccia, un troco sommerso. In genere si allontanano dalla dimora abituale per la terraferma solo per la riproduzione, ossia per deporre le uova.
Per l’allevamento in cattività , la scelta dell’habitat ideale per varia da specie a specie, in funzione delle origini, dimensioni, ecc, per cui non si può decidere di allevare le tartarughe acquatiche in giardino o in casa, secondo le nostre preferenze e/o disponibilità , senza tener conto dell’esigenza dell’ospite. Correttamente, quest’ultimo va scelto in funzione dell’habitat che possiamo offrirgli. In giardino, in casa, sul terrazzo, la dimora delle tartarughe acquatiche sarà una via di mezzo tra l’acquario dei pesci ed il terrario della testuggini o tartarughe di terra. In pratica, una dimora che prevede una zone coperta da acqua ed una asciutta.
Per chi dispone di uno spazio verde, un giardino, il mercato offre vasche in plastica di svariate misure che interrate consentano di realizzare laghetti artificiali, particolarmente indicati per le tartarughe. Il alternativa, il laghetto artificiale, di una profondità prossima al metro, può essere realizzato anche con un telo in pvc, da sistemate in una buca opportunamente approntata nel posto prescelto, fermandolo lungo i bordi con grossi sassi accostati, tra i quali stimolare una sana vegetazione, con piante non tossiche per gli ospiti. Il laghetto artificiale va realizzato in un area soleggiata, che prevede una piattaforma all’asciutto, che consente agli ospiti di interrompere la vita acquatica, per respirare e prendere tanto sole. Di sicuro questa è la scelta che assicura alle tartarughe un habitat quanto più vicino al quello naturale, che consente loro di andare in letargo e riprodursi più facilmente.
Non resta che utilizzare il classico acquario o meglio acquaterrario in vetro o plexiglass di dimensione adeguate alla grandezza e numero degli ospiti. Va da se che i piccoli contenitori di plastica trasparente in cui vengono vendute le tartarughine non sono assolutamente in grado di assicurare a questi animali un habitat adeguato. Non bisogna dimenticare che le tartarughine d’acqua se allevate con cura possono vivere anche più di trent’anni e raggiungere i 25-30 centimetri di lunghezza, per cui di tanto in tanto si potrebbe ravvisare la necessità di dover sostituire l’acquario con uno nuovo, di misura adeguata alle nuove esigenze dell’ospite o degli ospiti. Determinante per il benessere delle tartarughe acquatiche è una buona illuminazione, naturale o artificiale per una decina di ore al giorno, e la temperatura dell’acqua che deve rimanere prossima ai 25°C, per cui diventa indispensabile installare un riscaldatore da posizionare all’interno dell’acquaterrario, da rendere solidale al fondo a mezzo di ventose. Anche la zona emersa, formata da pezzi di legno o sughero galleggiante, va riscaldata se non servita da sole, per la qualcosa bisogna optare per una lampada che emette raggi UV, per sopperire l’assenza dei raggi solari, in modo da assicurare alla piattaforma emersa una temperatura prossima ai 30°C. Piccole piantine acquatiche ed un strato di pietre grossolane sul fondo, tali da non poter essere ingerite dagli ospiti, completano l’arredo. Come abbiamo più volte detto, le tartarughe hanno bisogno di sole per alcune ore al giorno. Quelle allevate in casa, posso egualmente godere del calore del sole, se l’acquaterrario è posizionato in prossimità di un balcone o finestra, dove per alcune ore del giorno arriva il sole. Perché ciò avvenga è necessario che l’acquario sia tenuto scoperto, ossia che i raggi colpiscono direttamente l’acqua e non attraverso il vetro o plexiglass. Per strutture molto simili agli acquaterrari, che prevedono ampie zone sommerse, indicate per tartarughe che non amano vivere a lungo in acqua, si parla di terracquari. Illuminazione, riscaldamento, filtraggio, allestimento, piante acquatiche, manutenzione, sono perfettamente gli stessi. L’intera superficie, sia quella acquatica che quella sommersa, può prevedere uno strato di grossi ciottoli di fiume facili da reperire e pulire o la più confortevole sabbia di fiume.
Anche sul terrazzo si può utilizzare una vasca in plastica rigida, da sistemare in un angolo soleggiato, al cui interno ospita qualche grande pietra, dove gli ospiti possono portarsi per respirare e oziare al sole. In quanto rettili hanno bisogno del calore e della luce de sole per riscaldarsi e dell’acqua per rinfrescarsi, senza considerare che il sole è indispensabile per lo sviluppo e la salute del carapace (parte superiore del guscio).
Per la salute degli ospiti e per evitare che la loro presenza diventi una fonte di cattivi odori o ancor peggio di malattie, l’acqua contenuta nei laghetti artificiali in giardino, nelle vasche sui terrazzi o negli acquari domestici tenuti in casa, va mantenuta costantemente pulita. La frequenza con cui sostituirla in tutto o in parte, dipende dalla quantità d’acqua, ossia dalla grandezza della dimora delle tartarughe, dalla grandezza e dal numero delle stesse, cui si aggiunge la stagione. Indipendentemente dal letargo, che può mancare, almeno per le tartarughine allevate in casa, durante le stagioni calde la vita è più attiva e l’acqua si sporca più velocemente. A titolo esemplificativo, per gli acquaterrari tenuti in casa, durante l’estate potrebbe ravvisarsi la necessità di cambiarla da 2-3 volte alla settimana a tutti i giorni, in funzione di quanto abbiamo detto e dall’efficienza dei filtri sistemati in genere esternamente alla struttura, mentre per un laghetto artificiale realizzato in giardino, potrebbe essere sufficiente cambiare parzialmente l’acqua, diciamo in ragione del 30%, un paio di volte al mese.
Sebbene come abbiamo già detto, le tartarughe acquatiche rappresentano una specie carnivora, man mano che diventano adulte, in qualche misura sembrano diventare parzialmente vegetariane. In natura, al pesce, larve, insetti, girini, rane, lombrichi, alimenti proteici, affiancano frutta e verdura. Per cibarsi, da adulte si immergono per 4-6 minuti. Analogamente, per le tartarughe allevate in cattività , per le quali ai mangimi specifici in pellet che offre il mercato, si aggiungono gamberetti, carne bianca macinata, alimenti vegetali, come lattuga, trifoglio, carota e frutta. E’ fondamentale variare sufficientemente l’alimentazione, in particolare non abbondare con gli alimenti in pellet, cercando di evitare la carne cruda, che potenzialmente può aumentare le probabilità che l’ospite diventi portatrice di salmonella. In particolare, non bisogna perdere di vista che, almeno per le tartarughe allevate in cattività , è più facile morire per un’alimentazione eccessiva e ricca di grassi che per fame. Abbiamo detto che le tartarughe acquatiche sono per definizione carnivore, tendenzialmente vegetariane, man mano che diventano adulte. Più correttamente, andrebbero divise in 3 gruppi: carnivore, vegetariane e onnivore, la cui alimentazione prevede sia vegetali che alimenti di origine animale e carne.
Con temperature che scendono al di sotto dei 10 gradi, le tartarughe vanno in letargo, cercandosi un rifugio sul fondo dello stagno, laghetto artificiale, ecc., che deve prevedere uno strato di fanghiglia nel quale le tartarughe possono scavarsi la buca. Il letargo non è un evento comune a tutti i tipi di tartarughe, esso è influenzato molto dalle caratteristiche climatiche del loro habitat. Le tartarughe acquatiche che vivono all’aperto per il letargo hanno bisogno di dimora che prevede una grande quantità d’acqua, da non essere soggetta a salti termici significativi, ed in ogni caso la temperatura in profondità non deve scendere al di sotto dei 3-4°C, per scongiurare pericolo di congelamento, anche se alcuni esemplari di tartarughe preferiscono andare in letargo lungo le rive dello stagno, anziché sul fondo dello stesso. Il periodo di letargo dura mediamente dai 3 ai 4 mesi circa, durata che può variare in funzione della zona climatica, aumentare per le aree rigide del Nord, accorciarsi per la aree temperate del Sud Italia. Per affrontare questo evento le tartarughe debbono essere perfettamente in salute ed a stomaco vuoto. La profondità del laghetto o stagno, non deve scendere al disotto degli 80-120cm. Per le tartarughe che vivono in casa, non si creano le condizioni perché esse possono andare in letargo. Infatti, per andare in letargo, la temperatura dovrebbe scendere al disotto dei 10°C, mentre come è noto la temperatura all’interno delle case è almeno il doppio, né risulta opportuno e tecnicamente facile creare artificialmente l’habitat richiesto, ricorrendo a sofisticati raffreddatori.
Occhi rossi, raffreddore, bronchite, fratture, sono tra le patologie più comuni cui sono esposte le tartarughe acquatiche, cui si aggiungono quelle dovute ad un’alimentazione non corretta ed un habitat poco confortevole, per temperatura e illuminazione, o carente d’igiene.
Per quanto è compatibile la convivenza tra femmine tanto è incompatibile la convivenza tra maschi. Questi ultimi intraprendono lunghe ed estenuanti lotte per aggiudicarsi la supremazia del territorio. Parimente non è facile la convivenza tra maschi e femmine soprattutto durante il periodi degli accoppiamenti. Almeno in cattività per ogni maschio si prevedono almeno 2-3 femmine, tra cui dividere le angherie del maschio. Fino a che non diventano adulte, non è facile distinguere le femmine di tartarughe dai maschi. Da adulte le femmine diventano molto più grande dei maschi, mentre questi ultimi, restano abbastanza più piccoli e sviluppano una coda molto più lunga. Indipendentemente dal sesso, le tartarughe sono animali solitari che non soffrono la solitudine e non sempre gradiscono la compagnia dei simili.
L’età in cui le tartarughe acquatiche raggiungono la maturità sessuale varia da specie a specie, da maschio a femmina, ed a parità di specie varia a secondo che vivono allo stato naturale o in cattività . Per queste ultime l’età della maturità si può anche dimezzare se allevate in un habitat confortevole e alimentate correttamente. In linea di massima le femmine raggiungono la maturità quando hanno raggiunto una dimensione pari alla metà di quella massima della specie, età che per gli esemplari che vivono in natura è prossima ai 10-12 anni, che può scendere a 6-7 anni per gli esemplari allevati correttamente in cattività . Quando raggiungono la maturità sessuale, le femmine sono vittime di un aggressivo corteggiamento del maschio che non manca di procurarle vistose ferite. Di norma, la femmina di tartaruga depone le uova all’inizio della stagione estiva, in una buca che scava con le zampe posteriore, uova che provvede a coprire con cura a mezzo di uno strato di terriccio umido. Depone mediamente da 3-4 a 10-15 uova e forse più, che schiudono trascorsi mediamente dai 70-80 ai 110-120 gg circa, in funzione della specie e soprattutto della temperatura, da cui dipende il sesso delle nasciture. Con temperature inferiori ai 27-28 °C nascono solo maschi, ed il periodo di incubazione oscilla tra i 3 ed i 4 mesi, mentre con temperature superiori ai 30-32°C nascono solo femmine ed il periodo di incubazione oscilla tra i 2 ed i 3 mesi, con condizioni intermedie le nasciture si dividono più o meno equamente tra maschi e femmine. Per zone climatiche con temperature inadatte è possibile recuperare le uova e metterle a schiudere in una incubatrice, realizzabile anche artigianalmente (un piccolo pozzetto frigorifero fuori uso, un riscaldatore, un termometro per il controllo della temperatura).
Effettivamente le tartarughe d’acqua possono essere o diventare portatrici della salmonella, di cui esistono tantissime fonti, tra cui primeggia proprio l’uomo, che oltre ad esserne affetto potrebbe essere un portatore sano, cui si aggiungono: roditori, cani, gatti, polli, pulcini e anche le tartarughe acquatiche sia marine che d’acqua dolce, nei cui confronti valgono le stesse norme d’igiene da osservare nei confronti degli altri animali e non solo. Bisogna lavarsi accuratamente le mani dopo essere venuto a contatto con loro o con il loro habitat.
Tra le più piccole tartarughe acquatiche che troviamo in commercio, ricordiamo la specie Sternotherus Odoratus, conosciuta come tartaruga del muschio comune, che da adulta supera di poco i 10 cm. Originaria del Canada, dalla Florida al Golfo Persico, in natura predilige vivere in corso d’acqua poco profondi dal fondo fangoso, quali acquitrini, paludi, canali, ecc. E’ una specie onnivora, molto aggressiva, tendenzialmente carnivora, ghiotta d’insetti. Allevate in cattività è indispensabile variare la dieta, passando dalle carne bianche macinate ai crostacei, dai molluschi ai lombrichi, agli alimenti di origine vegetale, dalla scarola al radicchio, dalla cicoria all’insalata, alle piante acquatiche, come la lenticchia d’acqua. Più che nuotatrici sono abili arrampicatrici. Raggiungono la maturità sessuale verso il quarto anno di vita. L’accoppiamento in genere avviene all’inizio della primavere una volta svegliatesi dal letargo. Depongono mediamente 4-5 uova fino ad un massimo di 8-10, per 2-3 volte all’anno. L’incubazione dura 3 mesi circa ed è richiesta una temperatura prossima ai 27-28 °C. E’ una specie allevabile con successo all’aperto in considerazione delle condizione climatiche degli habitat di provenienza, molto simile alle nostre.
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