Per poter godere appieno dell’aroma del tartufo e per gustarne al meglio il sapore è sempre consigliabile consumarlo fresco. Nel caso però ci trovassimo nella situazione di doverlo conservare ci sono piccole accortezze da seguire per riuscire ad ottenere il risultato migliore. Scopriamo insieme come conservare il tartufo al meglio.
Che cos’è il tartufo
I tartufi sono particolari tipi di funghi definiti ipogei, che crescono cioè sottoterra, in assenza di luce solare. Appartengono al genere Tuber, famiglia Tuberaceae, classe Ascomiceti e si sviluppano in simbiosi con le radici di alcune tipologie di alberi, in particolare lecci e querce. E’ un alimento molto pregiato, apprezzato sopratutto per l’odore forte e persistente che si sviluppa nel momento di massima maturazione. In natura questo aroma ha lo scopo di attirare varie specie di animali, come cinghiali e tassi, che giocano un ruolo importante nello spargere le spore e favorire così la sopravvivenza della specie. Il nome deriva probabilmente dal latino terrae tufer, escrescenza della terra, anche se questa etimologia è ancora incerta.
Tipologie di tartufi
Esistono diverse varietà di tartufo in natura, ma la distinzione che salta più comunemente all’occhio e che anche i meno esperti conoscono è quella tra tartufo bianco e tartufo nero. Il primo, conosciuto sopratutto nella più pregiate varietà di Alba e in generale delle colline del cuneese, più delicato, è la tipologia che risente maggiormente quando si tenta di conservarlo, perdendo buona parte dell’aroma. Si consiglia di mangiarlo rigorosamente fresco, tagliato a fettine sottili. Per questa tipologia di tartufi i tempi di conservazione sono minori. Il tartufo nero invece, anche nelle varietà più pregiate come quelle di Norcia, dal sapore e dall’aroma più forti, resiste meglio e più a lungo alla conservazione, in virtù anche del fatto che può essere consumato dopo una leggera scottatura in padella, a differenza del bianco.
Metodi di conservazione
I metodi per conservare il tartufo si dividono in quelli per una conservazione di breve durata, massimo dieci giorni, e quelli invece per una conservazione di lunga durata, ossia un mese o più. Alla prima tipologia appartengono i metodi per la conservazione in vasetto e in frigo, alla seconda invece quelli per poter conservare il tartufo surgelandolo.
Metodi di conservazione a breve termine
I tempi per la conservazione del tartufo non congelato sono di circa 5 giorni per quello bianco e di 8 massimo dieci per il nero. Uno dei metodi consigliati anche dal trifulau, ossia il cercatore di tartufi, prevede di avvolgere i tartufi, senza averli puliti, in carta da cucina o carta del pane,e di posizionarli in un contenitore di vetro da riporre nel ripiano meno freddo del frigorifero. La carta va cambiata ogni giorno, poichè si imbeve dell’umidità che il tartufo rilascia, mentre il contenitore deve essere chiuso ermeticamente, in modo da non far disperdere l’aroma, e va asciugato quotidianamente. Con questo metodo il tartufo perde quotidianamente peso. Nel momento in cui al tatto risulterà gommoso, sarà arrivato il massimo livello di conservazione, è quindi consigliato di consumarlo prima. Mantenere la terra aiuta a rallentare i processi di formazione di micro organismi.
Un altro metodo prevede di posizionare i tartufi in un contenitore con del riso. In questo caso i tartufi vanno puliti, preferibilmente senza utilizzare l’acqua ma strofinandoli con uno spazzolino morbido. Se utilizzate anche dell’acqua, fateli asciugare perfettamente prima di riporli nel contenitore. Il riso, con questo metodo, assorbirà l’aroma dei tartufi, per cui dopo potrà essere utilizzato per preparare dei risotti. Con questo tipo di conservazione il tartufo secca più rapidamente, per cui si consiglia di consumarlo dopo un massimo di quattro giorni.
Metodi di conservazione a lungo termine
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