In questa guida vedremo come diventare infermiere, figura professionale sanitaria responsabile dell’assistenza infermieristica. Passo fondamentale è quello della scelta dell’università che prevede il percorso di studi di base e successivamente scegliere la specializzazione che più si addice alle proprie inclinazioni. La pratica sul campo sarà poi fondamentale per la corretta formazione dell’infermiere e per il suo inserimento nel mondo del lavoro.
Diventare infermiere significa essere pronto ad assumersi importanti responsabilità . È importante sottolineare che l’infermiere agisce di comune accordo con il medico e non come figura subordinata, come figura attiva che partecipa e contribuisce al benessere del paziente. L’infermiere deve garantire che le prescrizioni, farmaci e terapie vengano correttamente interpretate e rispettate, attuando un piano di assistenza personalizzata per ogni paziente. Tale piano di assistenza viene inserito nella cartella infiemieristica, di cui l’infermiere è responsabile, e che contiene quell’insieme di dati raccolti e di documenti relativi al paziente in esame.
La figura professionale dell’infermiere è disciplinata da alcune norme o insieme di norme che sono il profilo professionale, che definisce l’infermiere come unico responsabile dell’assistenza infermieristica, e il codice deontologico dell’infermiere, cioè l’insieme delle norme che regolano la professione infermieristica.
Importante per l'esercizio della professione infermieristica è la legge 42/99 che riguarda l’autonomia professionale dell’infermiere e che ne fa una professione sanitaria a tutti gli effetti, abolendo il concetto di mansionario. In base a questa legge l’infermiere può svolgere lavoro come libero professionista scegliendo autonomamente le modalità di intervento, disponendo di strumenti propri e istituendo col proprio paziente un rapporto di fiducia. Indispensabile per l’esercizio della libera professione e della professione infermieristica in generale è l’iscrizione all’albo professionale, al collegio IPASVI, che conferisce all’infermiere la qualifica di professionista.
Il percorso di studi infermieristico prevede un primo step che è rappresentato dalla laurea triennale in infermieristica, in cui vengono trattati gli argomenti scientifici e i metodi in generale, titolo che abilita all’esercizio della professione e che sostituisce il precedente diploma universitario in scienze infermieristiche.
Il secondo gradino è rappresentato dalla laurea magistrale in infermieristica, che rappresenta l’evoluzione della laurea specialistica in scienze infermieristiche. La laurea magistrale dura 2 anni durante i quali vengono trattati argomenti e metodi in maniera approfondita, che mettono nelle condizioni di affrontare attività complesse.
Gli infermieri che conseguono la laurea triennale possono accedere, dopo la laurea, a un master di primo livello, in cui vengono approfonditi alcuni argomenti di interesse scientifico. Solitamente ha una durata di un anno.
Gli infermieri che conseguono la laurea magistrale possono accedere, oltre che al master di primo livello, anche ai master di secondo livello che approfondiscono ancora di più gli argomenti e danno una formazione più elevata. La durata di questi corsi può essere di un anno o biennale.
Qualora l’obiettivo sia esercitare la professione all’interno dell’università , di enti pubblici o fare ricerca, si può accedere al dottorato di ricerca.
Tutto il personale infermieristico ha l’obbligo di aggiornarsi costantemente attraverso l’acquisizione di crediti ECM (educazione continua in medicina) attraverso corsi di formazione.
Importantissimo per diventare infermiere è il tirocinio pratico che ogni corso di laurea prevede e che va da un minimo di 400 ore a un massimo di 600 ore.
Secondo il codice deontologico, l'infermiere è una figura professionale incentrata sul prevedere i bisogni del paziente assistito e i potenziali rischi a cui va incontro, e ha il compito di decidere le azioni migliori per favorire il benessere e l’autonomia della persona. Il ruolo dell’infermiere è quindi quello di dare un giudizio clinico riguardo ai problemi di salute e pianificare le operazioni che riguardano la scelta di cure e trattamenti, in accordo con il medico.
Quello appena descritto è il ruolo generico dell’infermiere ma per ogni area operativa vi sono infermieri specializzati.
Per questo tipo di lavoro gli infermieri devono avere un addestramento particolare che prevede sia una spiccata elasticità mentale che una preparazione adeguata al tipo di impegno. Gli infermieri che operano in queste aree critiche devono avere un bagaglio di esperienze notevole, conoscenza di tecniche particolari da utilizzare in caso di urgenza, come le tecniche di rianimazione, quale massaggio cardiopolmonare e rianimazione cerebrale, le tecniche di gestione del paziente che ha subito un trauma, come per esempio le tecniche di immobilizzazione, e le tecniche da utilizzare in caso di arresto cardiaco. Vanno acquisite delle tecniche comportamentali, quali gestione di emotività e panico e comunicabilità col paziente.
Per diventare infermiere di area critica bisogna intanto conseguire la laurea in infermieristica ed iscriversi all’albo professionale. Il passo successivo può essere l’iscrizione a un master specifico che dovrà fornire le conoscenze riguardo ai parametri vitali, per prevenire e affrontare quelle situazioni in cui questi risultano compromessi e mettono a rischio la vita del paziente, riguardo alle tecniche di rianimazione, all’uso delle strumentazioni previste in caso di paziente a rischio di vita.
Se non si vuole intraprendere un master è possibile seguire dei corsi specifici, organizzati da vari enti e associazioni, per area critica come corsi BSLD (Basic Life Support Defibrillation) che insegnano a riconoscere situazione critiche come la mancanza d’ossigeno in un paziente e l’arresto cardiopolmonare, corsi ILS (Immediate Life Support) o ALS (Advanced Life Support) in cui si impara a riconoscere le situazioni di pre e peri arresto cardiaco e a conoscere i protocolli di interventi di rianimazione, corsi PTC (Pre - hospital Trauma Care), che insegnano a gestire gli eventi traumatici prima dell’arrivo in ospedale.
Oltre ad aver frequentato questi corsi è importantissima l’esperienza sul campo per cui è consigliabile effettuare un periodo di apprendistato presso strutture sanitarie.
Gli interventi nell’ambito della pediatria sono molteplici e vanno da interventi clinici semplici al riconoscimento di situazioni complicate, che richiedono anche un intervento psicologico, quali il riconoscimento della sindrome da astinenza nel neonato o il riconoscimento di abusi e lesioni da compressione su un bambino oppure la gestione di anoressia e bulimia infantile. Importante per l’infermieristica pediatrica è il mantenere il bambino nel proprio ambiente familiare facendo in modo che personale sanitario e famiglia collaborino sia per quanto riguarda l’assistenza che per quanto riguarda lo scambio di informazioni.
L’infermiere pediatrico dovrà essere in grado di gestire le situazioni emotive e le preoccupazioni della famiglia del piccolo paziente, specialmente in pazienti affetti da gravi e invalidanti patologie. Se in determinati casi la famiglia non può essere coinvolta o richiede di non essere coinvolta, l’infermiere deve essere in grado di gestire autonomamente l’assistenza. Un aspetto importante da tenere in considerazione è che i bambini sono soggetti in continua evoluzione, circostanza di cui l'infermiere pediatrico deve saper tener conto in ogni momento, al fine di evitare il cosiddetto errore terapeutico: Anche la somministrazione dei farmaci è operazione che diventa molto delicata in caso di neonati o bambini molto piccoli.
Per diventare infermiere pediatrico è possibile, dopo aver ottenuto la laurea triennale in infermieristica, accedere alla laurea magistrale in infermieristica pediatrica oppure frequentare direttamente, negli Atenei in cui è previsto, il corso di laurea triennale in infermieristica pediatrica, che prepara direttamente all’esercizio della professione, previa iscrizione all’albo professionale. La laurea triennale può essere seguita da una magistrale che dà un’ulteriore specializzazione o da un master che specializza in un determinato ambito della pediatria, come può essere l’assistenza a neonati o a bambini in condizioni critiche.
L’infermiere svolge anche attività indirette in una sala operatoria tra cui la preparazione degli strumenti chirurgici, il controllo di monitor, degli apparecchi di anestesia e vari supporti tecnologici, e il controllo e la preparazione di flebo, farmaci e altri materiali necessari all’operazione. Per diventare infermiere strumentista bisogna conseguire la laurea triennale in infermieristica e successivamente scegliere un corso di laurea magistrale indirizzato agli infermieri di sala operatoria o un master formativo nello stesso ambito che preparino alla collaborazione con il medico, all’assistenza del paziente in tutte le fasi dell’operazione, e all’uso della strumentazione.
L’infermiere di sala operatoria può anche svolgere mansioni che riguardano la pratica dell’anestesia e divenire tecnico anestesista, ovvero quella figura professionale che assiste il medico anestesista e il paziente in tutti i momenti della pratica di anestesia, dal momento della preparazione a quello della somministrazione, fino alla fase del risveglio. La collaborazione con l’anestesista prevede la conoscenza delle tecniche di anestesia impiegate, specialmente di quelle che preservano lo stato di coscienza del paziente da operare, e l’assistenza nel momento dell’induzione dell’anestesia e nel risveglio, e soprattutto l’assistenza al paziente intesa sia come accoglienza che come controllo delle funzioni vitali nei tre momenti dell’operazione, momento pre operatorio, momento operatorio e momento post operatorio. Ha inoltre le competenze per preparare i farmaci necessari a indurre lo stato di incoscienza e per monitorare le funzioni vitali come ossigenazione del sangue, battito cardiaco, pressione e temperatura corporea. Per questo tipo di ruolo in realtà non vi è un percorso formativo specifico poichè è una competenza che viene trasmessa dal medico e che si impara attraverso la pratica di sala operatoria.
Per diventare infermiere geriatrico è necessario conseguire la laurea triennale in infermieristica e successivamente intraprendere una laurea magistrale in infermieristica geriatrica. E’ possibile anche frequentare dei master specifici che aiutino a sviluppare capacità in ambito psicologico. Gli infermieri geriatrici infatti hanno bisogno, oltre che di una solida preparazione tecnica, soprattutto di attitudini psicologiche. Questo perché si trovano a dovere fare i conti con la somministrazione di cure palliative, per quelle malattie che non rispondono più alle cure classiche, e con l’accompagnamento alla morte dei pazienti terminali, situazioni che richiedono molta delicatezza e molta preparazione, specialmente per evitare situazioni di forte stress derivanti dall’emotività , dettata da situazioni particolarmente dolorose. Gli infermieri geriatrici possono svolgere la loro attività sia in ospedali che a domicilio o in strutture specializzate per anziani, i cosiddetti hospice. In quest’ambito risulta importante anche il ruolo interattivo che l’infermiere deve svolgere con la famiglia dell’assistito, che deve informare correttamente sullo stato di salute dell'anziano.
L’infermiere geriatrico deve inoltre sapersi rapportare con tutte quelle malattie caratteristiche dell’età avanzata come morbo di Parkinson o gestire la demenza nel morbo di Alzheimer, e inoltre deve essere in grado di gestire il paziente non autosufficiente o affetto da malattie invalidanti e croniche.
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