Cosa si deve fare per diventare investigatore privato? La guida spiega i passaggi fondamentali per intraprendere questa professione che attraverso il fascino di personaggi come Poirot, la Signora In Giallo, fino ad Hunter, ha senz’altro stimolato la nostra fantasia. Vediamo insieme, nella vita reale, come si può diventare investigatori privati.
Il rilascio della licenza è a discrezione della Prefettura, nel senso che, oltre ai requisiti tecnici richiesti, il candidato investigatore deve dimostrare di possedere le capacità necessarie a svolgere tale lavoro. I requisiti essenziali sono:
Ottenuta la licenza, che è necessario rinnovare ogni anno, si diventa investigatori a pieno titolo, ma in Italia non è stato ancora istituito un Albo degli investigatori.
Basilari sono le capacità e le attitudini personali. Il futuro detective ovviamente dovrà essere in possesso di uno spiccato spirito d’osservazione e di una grande capacità logica e di ragionamento per studiare i fatti, formulare delle ipotesi e arrivare ad una conclusione. Dovrà essere discreto ma abile nella ricerca, saper ricavare dalle persone le informazioni utili, essere paziente e sopportare lo stress. Dovrà inoltre riuscire a gestire un lavoro quasi completamente svincolato da orari precisi.
Ufficialmente, per la scarna normativa di riferimento a disposizione, non è necessario aver conseguito alcun tipo di laurea o corsi specifici per intraprendere l’attività in questione, ma ufficiosamente avere un alto titolo di studio è comunque, gradito e spesso richiesto. Anche se in Italia non sono ancora stati attivati corsi di laurea specifici del settore, non mancano corsi di Laurea che riscuotono un grande favore. In via preferenziale le lauree più adatte sono quelle conseguite in Giurisprudenza e Psicologia, tuttavia se si abita a L’Aquila, Bologna o Lugano si ha la possibilità di frequentare corsi in scienze dell’investigazione o in criminologia, sicuramente più vicine all’attività di investigatore.
Anche se, come abbiamo già detto, ufficialmente non viene richiesto un determinato titolo di studio, ufficiosamente questo è necessario. Oltre al fatto che studiando psicologia o giurisprudenza si affinano le capacità personali richieste ad un buon investigatore, una buona formazione è oltremodo necessaria per utilizzare gli strumenti del settore investigativo. Sarà quindi necessaria una formazione tecnica per sapere usare gli strumenti adatti alle intercettazioni, una buona formazione informatica per saper reperire dal web le informazioni necessarie alle indagini, una buona formazione generale e psicologica per saper inventare una finta identità in caso di bisogno e ovviamente la conoscenza di qualche lingua straniera è sempre molto utile.
Come abbiamo già detto, non si può prescindere dal possesso della licenza da richiedere alla Prefettura, senza la quale non è assolutamente possibile svolgere l’attività in questione. La licenza va richiesta alla Prefettura della provincia in cui si svolgerà il lavoro di investigatore; la domanda, in carta da bollo, può leggermente variare tra le singole Prefetture: è consigliabile quindi rivolgersi personalmente ad esse per avere informazioni precise. Oltre ai propri dati anagrafi, il richiedente dovrà allegare la certificazione della pregressa esperienza investigativa e una tabella contenente i compensi massimi che intende richiedere per i servizi che offre. Dovrà inoltre versare una cauzione per i costi burocratici dell’espletamento della richiesta.
Ottenuta la licenza occorre aprire una partita iva, per poter certificare i propri guadagni. A questo proposito è bene rivolgersi ad un commercialista, per la scelta del regime contabile, a seconda degli incassi che si prevede di realizzare, e la corretta gestione dell’attività.
A causa della già citata mancanza di norme ufficiali di riferimento per l’investigazione privata, non esiste un distintivo ufficiale, ma, ad esempio, l’Associazione Italiana degli Investigatori Privati, dota i suoi soci del proprio distintivo; in mancanza di tale segno distintivo è necessario avere sempre con sé, nello svolgimento della propria attività, l’autorizzazione della Prefettura da mostrare all’occorrenza.
Il porto d’armi non è espressamente richiesto; infatti, per svolgere solamente lavoro d’ufficio non risulta necessario, ma in caso di concreta attività investigativa, diventa implicitamente indispensabile per la propria sicurezza. Il porto d’armi può essere richiesto alla Prefettura, alla Questura, al Commissariato o alla stazione dei Carabinieri, presentando la necessaria domanda, con allagata la relativa documentazione, in cui indicare, tra l’altro, i motivi della richiesta.
Come citato nel primo capitolo, la licenza viene rilasciata in via preferenziale a chi ha prestato servizio nelle forze dell’ordine o a chi ha già lavorato presso un’agenzia investigativa. E’ quindi necessario un periodo di gavetta o “praticantato” presso un’agenzia già avviata, durante il quale l’Agenzia ha modo di testare le effettive capacità del candidato e l’aspirante investigatore può constatare se è davvero portato per l’investigazione. Durante il praticantato si viene affiancati da investigatori esperti che mettono a diposizione la loro esperienza.
Il lavoro da dipendente: si ha la certezza di uno stipendio fisso; se si lavora principalmente alla scrivania si potrà godere di un orario stabile, evitando di esporsi a rischi ed inevitabili pericoli in prima persona.
Il lavoro in proprio: è necessario realizzare un ufficio e farsi carico di tutti gli adempimenti amministrativi contabili che lo stesso comporta. Non si potrà godere dei vantaggi connessi ad uno stipendio fisso, ma la retribuzione sarà il risultato del lavoro svolto, potrà essere necessario lavorare nelle ore più disparate della giornata, nonché esporsi in prima persona. Tuttavia il lavoro da freelance può risultare molto più stimolante e accattivante dal punto di vista del “mettersi in gioco”.
In questo caso, sono i privati cittadini che incaricano l’investigatore di svolgere delle indagini. I casi più frequenti riguardano i tradimenti coniugali: si chiede che venga svolto un servizio di sorveglianza e pedinamento verso il coniuge che si sospetta di tradimento; se l’investigatore trova le prove dell’adulterio queste potranno essere presentate in una eventuale causa di separazione e/o divorzio. Negli ultimi anni, oltre alle ricerche sui tradimenti, sono aumentate le richieste di sorveglianza verso i figli per controllare le loro frequentazioni. Questi i casi più frequenti che vengono sottoposti all’investigatore da parte del settore privato, ma gli può venire richiesto di indagare anche sul mandante di minacce, ricatti o lettere anonime o di trovare prove di molestie e stalking da portare in tribunale o ancora di ritrovare persone scomparse.
Riassumendo, nel settore privato viene principalmente svolto un lavoro di sorveglianze e pedinamento.
Nel settore commerciale molti sono i casi di controspionaggio industriale e di indagini su concorrenza sleale, contraffazione e sabotaggio. Inoltre, specie in ambito di ricerca, l’azienda può richiedere che vengano controllati i propri ricercatori e collaboratori per comprovarne la fedeltà.
In altre occasione può essere chiesto un lavoro di ricerca sulle referenze commerciali e sulla situazione patrimoniale di un’altra società con cui, ad esempio, si sta per firmare un accordo. O ancora l’azienda può necessitare di informazioni utili al fine di recuperare dei debiti non saldati.
Nel 2000 è stato varato un decreto secondo cui l’investigatore privato può portare la propria competenza all’avvocato difensore in un processo legale. Ciò significa che il difensore dell’accusato può incaricare un investigatore di trovare prove sull’innocenza del proprio assistito e queste prove possono essere ammesse in sede di giudizio.
In primis, la condotta morale e la professionalità sono essenziali nello svolgimento di un’indagine, in nessun caso è consentito ledere la dignità personale di una persona e il lavoro dell’investigatore deve sempre essere svolto in conformità alle leggi vigenti.
L’interesse del cliente deve sempre essere messo davanti all’interesse dell’investigatore stesso; il detective è tenuto al segreto professionale e rispettare la privacy del suo assistito. Se l’investigatore deve testimoniare in tribunale o deve parlare con la Stampa, dovrà farlo mantenendo la riservatezza più assoluta nei riguardi del cliente.
Nei casi più frequenti, quelli del settore privato, non ci saranno inseguimenti mozzafiato, ma pedinamenti in “normali” città italiane e noiosi appostamenti. E non è detto che le donne che si dovranno pedinare siano come le bellissime attrici che vediamo nei film!
Se dovesse capitare di occuparci di spionaggio industriale, difficilmente ci saranno operazioni segrete stile CIA o Mission Impossibile, e molto raramente ci si potrà imbattere in un caso di rilevanza nazionale per la salvaguardia del Paese.
Importantissimo inoltre ricordare che, nel caso di conflitti a fuoco, i proiettili saranno veri, probabilmente non si indosseranno giubbotti antiproiettile e non ci saranno miracolosi salvataggi finali in punto di morte.
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