La leishmaniosi è una malattia endemica presente in un’ area geografica circoscritta e dovuta al verificarsi di un insieme di combinazioni favorevoli quali temperatura, umidità , stagionalità che ne favoriscono l’insorgenza e la persistenza.
Se in un passato piuttosto recente le zone a rischio erano individuate nel sud Italia e nelle isole, soprattutto Sicilia e Sardegna, oggigiorno la malattia protozoaria ha raggiunto anche le regioni del nord, spingendosi in Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta come dimostrato dai piani di controllo regionale che verificano costantemente lo stato di propagazione.
Come le zanzare, i flebotomi pungono le loro prede per alimentarsi del loro sangue (ematofagi), veicolando talvolta il protozoo della leishmania contenuto nella loro saliva che passa nel torrente circolatorio dell’ospite attraverso il morso.
Il protozoo penetra poi all’interno delle cellule dove resiste alle difese dell’organismo che lo ospita, stimolando una eccessiva ed inutile produzione di anticorpi che non riescono ad avere la meglio sull’agente infettante.Quest’ultimo si replica aumentando la carica infestante aggravando le condizioni del cane e lo sviluppo dei sintomi che inizialmente passeranno inosservati per il carattere subdolo della malattia, la quale è in grado di conclamarsi anche dopo un anno dall’avvenuto contagio.
Il protozoo va incontro a stadi evolutivi che permettono di raggiungere la condizione necessaria per poter infettare quello che sarà l’ospite definitivo.
Come si è visto, il parassita deve essere veicolato dal pappatacio prima di contaminare il cane, ed è proprio nell’intestino dell’insetto che la leishmania, nello stadio detto “promastigote”, subisce una trasformazione che permette di assumere potere infettante. Passato nel sangue dell’organismo tramite la puntura dell’insetto, il protozoo penetra all’interno delle cellule dove si trasforma in “amastigote” che rappresenta la forma responsabile dello sviluppo della malattia.
Pertanto il potere infettante è possibile solo se la leishmania compie una parte del suo ciclo evolutivo all’interno dell’insetto flebotomo.
La trasmissione protozoaria avviene principalmente nel periodo primaverile-autunnale, quando gli insetti vettori sono liberi di cibarsi al calare della luce solare, cioè dall’imbrunire del tardo pomeriggio fino all’alba prima del sorgere del sole.
La massima incidenza della malattia avviene nelle zone caldo-umide dove l’insetto vettore vive nelle migliori condizioni, infatti è dimostrato che le peggiori lesioni cutanee si determinano nelle zone in cui la temperatura media si aggira intorno ai 30°C.
La leishmaniosi può svilupparsi con modalità e tempi differenti, in quanto il meccanismo di azione attraverso cui opera è caratterizzato dalla sopravvivenza del parassita all’interno delle cellule che infetta. Per questo motivo si definisce malattia a carattere subdolo perché è capace di “convivere” in modo latente con l’organismo che infetta senza dimostrare la sua presenza, per poi “esplodere” quando si verifica una riduzione, anche minima delle difese immunitarie.
Non mancano però casi in cui la malattia si sviluppa piuttosto rapidamente alterando il sistema immunocompetente; pertanto, è possibile che l’insorgenza si manifesti tanto dopo pochi mesi quanto dopo anni (3 ed oltre).
All’inizio il quadro sintomatologico è appunto molto generico e di scarso aiuto; i primi sintomi dimostrano un soggetto abbattuto, depresso, svogliato, indebolito, inappetente, con manto opaco, disvitale, con un aspetto malaticcio come in altre forme patologiche debilitanti.
Possono comparire stati febbrili, intolleranza alla luce (fotofobia), epistassi (perdita di sangue dal naso) e disturbi renali. Questo stato generico può permanere per molto tempo senza che sia chiara la vera natura della malattia la quale si comporta subdolamente peggiorando in modo progressivamente la salute del cane.
Nei successivi stadi di malattia il soggetto appare dimagrito con diminuito tono muscolare e sporgenze ossee ed aumentata necessitĂ di abbeverarsi ed urinare.
Tipico dei pazienti affetti da leishmania è un ventaglio di sintomi che vanno dalle lesioni del derma ad uno stato anemico.
A livello endocellulare i parassiti si moltiplicano nei macrofagi deputati a difendere l’organismo infettando gli organi e gli apparati ricchi di queste cellule fagocitarie (l’azione macrofagica consiste nell’inglobare agenti indesiderati ed allontanarli dall’organismo) come milza, linfonodi, fegato, reni, apparato respiratorio e digerente, midollo osseo e pelle.
Il paziente infettato dal flebotomo dimostra ferite cutanee talvolta ulceranti e sanguinolente localizzate prevalentemente nei piedi, sul muso (labbra e naso) e sui padiglioni auricolari. La pelle interessata perde il pelo e diventa pertanto alopecica (priva di peli) e talvolta si ispessisce assumendo un aspetto corneo a scaglie.
Altra indicativa manifestazione cutanea riguarda l’abbondante forfora sparsa copiosamente sul manto ed una ulteriore perdita di pelo a livello perioculare che conferisce al cane malato un aspetto tipico di occhi cerchiati simili a quelli del panda, o come se il cane avesse, come viene detto in gergo, “ gli occhiali”. Anche a livello degli occhi è possibile avere la comparsa di stati infiammatori di congiuntiva, iride, cornea con opacamento della lente e perdita della vista.
Si assiste frequentemente ad una crescita esagerata delle unghie colpite da uno stato infiammatorio, la cui manifestazione è chiamata con il nome di onicogrifosi.
Indicativi sono l’aumento del volume di fegato milza e linfonodi particolarmente infestati, l’insufficienza renale dovuta alla deposizione di complessi parassita-anticorpi a livello delle unità funzionali del rene con aumento di urea e creatinina, proteinuria (proteine nelle urine)ed una anemia dovuta ad una aumentata distruzione dei globuli rossi da parte dell’alterata attività splenica con perdita di piastrine e minor potere coagulante che porta a frequente epistassi.
In alternativa, si può ricorrere, tramite prelievo di sangue, ad un test sierologico che individua la carica parassitaria attraverso la determinazione del “titolo anticorpale”, ovvero della quantità di anticorpi anti leishmania presenti in circolo (maggiore sarà la concentrazione anticorpale, maggiore sarà pertanto la presenza del parassita che stimola l’anticorpo), o la valutazione dell’alterata concentrazione di proteine circolanti (conosciuta con il termine di elettroforesi del siero) caratterizzata da un aumento di anticorpi richiamati dalla carica infestante ed altre porzioni proteiche.
Anche la determinazione di frammenti della sequenza di acido nucleico (definita PCR) può risultare utile all’indagine diagnostica per valutare alterazioni nucleotidiche.
La cura della leishmaniosi al momento rappresenta l’unica modalità che permetta la sopravvivenza dell’animale non esistendo ancora un vaccino capace di eradicare la malattia.
Se l’intervento è tempestivo e le cure sono adeguate, è possibile impedire che il cane infettato vada incontro a morte, la quale, nei casi in cui manca un adeguato controllo, è prevalentemente conseguente alle complicazioni renali.
I principali farmaci usati per combattere la leishmaniosi sono l’allopurinolo (Zyloric®) che si oppone alla replicazione del parassita (azione leishmaniostatica), l’amfotericina B (Fungizone®) che agisce aumentando la permeabilità della membrana parassitaria con perdita di elementi endocellulari e morte del protozoo e l’antimoniato di meglumina (Glucantime®), che induce la morte intossicando il parassitaria con azione leishmanicida; nonostante l’efficacia dei farmaci utilizzati, la malattia non scompare mai del tutto permanendo ad uno stato silente che può riacutizzarsi.
Guarire dalla malattia protozoaria una volta contratta non è possibile, ma nella maggior parte dei casi può essere tenuta sotto controllo con le adeguate cure.
I trattamenti devono avere una durata individuale dal momento che ogni paziente può produrre una risposta differente ai diversi farmaci. Solitamente i tempi e le quantità dei medicinali vengono calcolati sulla base delle condizioni di salute del cane in risposta ai trattamenti effettuati, verificando con l’esame delle urine ad esempio, i valori di urea e creatinina che dovranno abbassarsi, o il valore delle proteine totali che dovranno egualmente diminuire in caso di successo terapeutico, associandosi ad un miglioramento dello stato generale. Sarà pertanto necessario effettuare periodici controlli del soggetto malato per individuare il mantenimento di un certo equilibrio o l’aggravarsi dei parametri indicativi sopra riportati, a seguito dei quali verrà intrapreso un nuovo ciclo terapeutico.
Recenti studi individuano nella miltefosine un possibile farmaco utilizzabile nella lotta contro la leishmaniosi, capace di interferire con la membrana del parassita ostacolandone la sintesi e portandolo a morte. Questa sostanza che produrrebbe una azione tossica diretta sul protozoo, in realtà è ancora in fase di valutazione in quanto non ha evidenziato un radicale miglioramento rispetto ai farmaci attualmente utilizzati.
Dal momento inoltre che il flebotomo si nutre durante le ore notturne è bene cercare di trovare un giaciglio riparato per il vostro amico animale che sia la casa o comunque un rifugio al chiuso, per evitare che diventi una facile preda per l’insetto.
In tale caso, viene richiesto un controllo annuale dell’animale o animali (diversamente se si intende un cane d’affezione o più cani in strutture pubbliche o private ad alta densità animale), con segnalazione dei risultati positivi da parte di veterinari pubblici o privati. Altresì sarà necessario trattare con terapia adeguata i cani malati in maniera periodica e certificata dal veterinario curante, e attuare tutte le misure preventive del caso (zanzariere, ricoveri chiusi durante la notte, repellenti).
Nell’eventualità di mancato adempimento sono previste delle sanzioni.
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