La Guida approfondisce la figura del mediatore culturale, rispondendo alle domande comuni su tale figura professionale, illustrando, ad esempio, quali funzioni svolge, in che contesti lavora, quale percorso formativo è necessario per svolgere tale lavoro e molto altro ancora, ma soprattutto fornisce consigli utili per intraprendere concretamente tale percorso.
Con riguardo al problema immigrazione, le incomprensioni che si generano dalle difficoltà linguistiche si sommano a quelle sociali e culturali proprie di ogni popolo, e possono far nascere odi e discriminazioni da parte degli abitanti del posto e diffidenza ed isolamento da parte degli immigrati.
In questo ambito il mediatore culturale diventa un punto di riferimento che fa da tramite nelle pratiche burocratiche, nella compilazione di moduli e nelle mediazioni fra Istituzioni pubbliche e utenti stranieri. Una funzione ponte fra i bisogni degli immigrati e le risposte dell'amministrazione pubblica, presente per cercare di chiarire alle parti i diritti e gli obblighi ai quali sono tenuti.
Il mediatore svolge il suo ruolo anche in contesti complicati, come tribunali, questure e carceri o in ambienti fortemente multietnici come scuole, fabbriche, ASL e ospedali. Insomma in tutti i luoghi dove procedure, burocrazie e regolamenti possono creare confusione e hanno bisogno di essere chiariti.
Più in generale, al mediatore fa carico l'onere di accompagnare gli immigrati in un percorso di integrazione, nel rispetto di entrambe le culture, che sia soddisfacente sia per l'immigrato sia per la società di accoglienza.
Normalmente il mediatore culturale appartiene a una minoranza linguistica presente sul territorio; deve essere dotato di un regolare permesso di soggiorno da almeno due anni e avere un titolo di studio riconosciuto in Italia. Tuttavia può anche essere italiano se conosce una o più lingue delle sopracitate minoranze linguistiche e possiede i requisiti richiesti. Ecco il profilo di un mediatore culturale:
Questa è una figura professionale piuttosto nuova e le Università si stanno ancora attrezzando per istituire corsi specifici per la formazione più corretta ed approfondita del mediatore culturale.
In alcune Università esiste già il corso di Mediatore Culturale e Linguistico che si struttura come percorso interfacoltà fra Lingue, Lettere e Scienze Politiche. In altre il percorso formativo avviene in maniera trasversale sotto le facoltà di Psicologia, Scienze dell'Educazione, Scienze Sociali e Scienze Politiche.
In alcune città italiane, come Padova, Verona e Roma, vengono organizzati dei master di primo e secondo livello a cui si può accedere con una qualsiasi laurea triennale o quinquennale, qualii:
Esistono anche dei corsi di 200 - 700 ore organizzati dalle Regioni che, con una tassa di iscrizione o gratuiti, formano le persone interessate e le avviano nei centri dove c'è bisogno di tali figure. Normalmente i corsi si suddividono in una parte teorica e in una parte pratica di tirocinio presso enti, associazioni, amministrazioni e servizi pubblici.
Molte associazioni no profit, essendo l'ambiente principale in cui operano i mediatori, istituiscono dei corsi formativi che di norma vengono finanziati da fondi pubblici italiani o europei.
A prescindere dal percorso scelto, il presupposto per iniziare a lavorare nell'ambito della mediazione culturale rimane la conoscenza approfondita di una o più lingue europee o extra europee e delle relative culture.
Essendo una figura così nuova, non è ancora regolamentata e non esiste un modello unico di contratto nazionale. C'è molta confusione anche solo per definire questo profilo professionale e le linee guida delle direttive italiane a volte parlano di “operatore” e altre volte di “tecnico” della mediazione.
Non ci sono nemmeno associazioni a cui affiliarsi e non c'è un organo direttivo nazionale che sia in grado di stilare una volta per tutte quali siano le competenze e gli ambiti in cui opera il mediatore culturale. L'Isfol, l'istituto per lo sviluppo e la formazione dei lavoratori, nel 2008 ha rilasciato un report della figura del mediatore culturale che ha sottolineato quanto siano nebulose le direttive in merito nel nostro Paese rispetto ad altri Paesi Europei.
Quasi sempre è una figura di lavoratore free lance che viene assunto con contratti di collaborazione a progetto, non ha un orario di lavoro fisso, perché dipende dalla struttura in cui viene inserito. Anche i compensi oscillano molto perché non essendoci un contratto nazionale specifico o una regolamentazione in materia, lo stipendio lordo orario di un mediatore culturale può andare dai 16 euro ai 30.
Con questa confusione il mediatore rischia di sobbarcarsi obblighi che non gli competono, o mansioni per le quali non ha le qualifiche. Molto spesso il mediatore culturale si trova a lavorare come volontario per associazioni no profit coinvolte nel sociale o come precario per le istituzioni pubbliche ed enti che si occupano di immigrazione.
Quelle del mediatore culturale sono figure controverse e molte volte fastidiose per le istituzioni che tendono a sminuire il lavoro del mediatore, accampando scuse quali la mancanza di una professionalità o di una qualificazione ben strutturata. Il mediatore si trova a dover fare il suo lavoro, senza gratifiche da parte degli Enti e dalle Istituzioni, vedendo sminuita la propria esperienza e si trova nell'impossibilità di aumentare la propria formazione perché non esistono corsi di aggiornamento specifici.
In ogni caso non bisogna abbattersi, perché quello che viene tolto da una parte lo si guadagna sull'aspetto umano ed umanitario. Lavorare a fianco delle persone bisognose o a fianco di bambini è di per sé una gratifica che ricompensa di tante frustrazioni.
Qui di seguito troverete gli ambiti in cui un mediatore culturale può essere utile e spiegheremo brevemente quali sono le funzioni che deve assolvere in ognuno di essi. In nessuna dei servizi pubblici sottoindicati è obbligatoria la presenza di un mediatore culturale, in quanto le direttive italiane parlano solo di “un auspicabile impiego di mediatori culturali” per agevolare la comunicazione. Sarà a discrezione delle Regioni e dei relativi servizi pubblici rivolgersi ad associazioni o organizzazioni che si occupano dell’immigrazione per agevolare e risolvere eventuali difficoltà linguistiche e culturali.
Ospedali, Asl : Accoglie e orienta gli stranieri nelle strutture, fa da interprete durante le visite e diagnosi. Informa il personale medico di particolari restrizioni culturali del paziente in ambito sanitario.
Questure, carceri, tribunali: Si incarica di accompagnare l'immigrato nei vari uffici per ottenere i permessi di soggiorno, la documentazione per ricongiungimenti familiari etc. Fa da traduttore giurato ed interprete nei colloqui e chiarisce qualsiasi dubbio dovesse nascere fra le due parti. In situazioni penali fa da mediatore fra giudice, avvocato e imputato.
Servizi sociali: Accoglie e orienta gli utenti, indica quali sono i servizi disponibili e come accedervi. Aiuta gli operatori sociali a chiarire situazioni sociali, educative e familiari dell'utente straniero. Accompagna passo passo l'utente nelle operazioni di burocrazia.
Uffici di collocamento, sindacati: Aiuta a redigere i curricula, a compilare moduli e sbrigare pratiche burocratiche. Aiuta a regolarizzare situazioni scolastiche e a trovare le equipollenze fra titoli di studio. Fa da mediatore fra aziende e utente e ne favorisce l'inserimento in ambito lavorativo. Collabora con i sindacati, aiuta l'utente a conoscere i propri diritti, a evitare lo sfruttamento e a risolvere controversie che possono nascere col datore di lavoro.
Scuole materne, elementari, medie e superiori: Il mediatore farà da tramite fra gli alunni stranieri e la loro famiglia con l'insegnate. Infatti sarà presente non solo in classe, ma anche durante i colloqui fra le famiglie e gli insegnanti. Aiuta le famiglie con la modulistica di iscrizione e per le eventuali agevolazioni di mensa e libri scolastici che potrebbero ottenere. Si occuperà quindi di redigere materiale informativo esaustivo per gli utenti non italiani. Il mediatore potrà tenere corsi interculturali sui modelli educativi pensati per l'insegnamento in classi miste. Si occuperà anche di redigere materiale scolastico nella lingua dell'alunno straniero e di accompagnarlo nell'attività didattica, finché questi non sarà in grado di essere autonomo nella comprensione dell'italiano. Il mediatore potrà recarsi a casa dei bambini e ragazzi stranieri per aiutarli a fare i compiti.
Qui di seguito troverete i nomi di alcune associazioni e Istituzioni che si occupano da vicino delle questioni sull’immigrazione. Molte di esse sono associazioni no profit che creano servizi e reti solidali che siano di aiuto agli immigrati appena giunti nel nostro Paese.Altre prestano servizi gratuiti, come consulenze giuridiche, corsi di formazione lavorativa e di lingua italiana, mense e centri di accoglienza e tanto altro ancora. In generale si occupano anche di divulgare notizie che riguardano l’immigrazione come fenomeno culturale e umanitario e sono in prima linea per la difesa dei diritti di uguaglianza e cittadinanza.
CORRELATI
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire funzioni social e analizzare il traffico. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie e dichiari di aver letto la nostra Cookie Policy e la Privacy Policy. Per saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie consulta la nostra Cookie Policy. |
come-fare casa-e-giardino motori tasse animali lavoro matrimonio hobby sport informatica cucina bellezza affari-e-finanza gravidanza domande-e-risposte salute-e-benessere viaggi