Mediazione familiare

Articolo realizzato dalla redazione
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    Indice Articolo:
  1. Cos'è
  2. Il percorso
  3. Modelli e strategie di mediazione
  4. A chi rivolgersi?
  5. Mediazione familiare in Italia ed Europa
  6. A cosa serve?
  7. Vantaggi e limiti
  8. Diventare mediatore familiare

La mediazione familiare è ancora un pratica semisconosciuta in Italia, probabilmente perché è stata introdotta solo in tempi recenti e non vi sono delle leggi vere e proprie che ne regolino l’attività. 

Essa è rivolta a tutte le coppie con figli o senza figli che hanno deciso di separarsi, e mira al raggiungimento di particolari accordi che tutelino l’interesse di entrambe le parti, che poi dovranno essere comunque approvati dal giudice per ottenere la separazione vera e propria.

Cos'è e a cosa serve la mediazione familiare.

La mediazione familiare è una tecnica di intervento che prevede l’incontro tra una famiglia in crisi e una persona altamente qualificata, in uno spazio neutro, al fine di risolvere problemi o dispute e ritrovare l’armonia perduta.

Anche se comunemente si dice che la mediazione familiare è di aiuto alla famiglia, in realtà solo i genitori prendono parte alle sedute, in quanto si ritiene che la partecipazione dei figli, soprattutto se bambini, sia inutile.

La persona qualificata che viene in aiuto della coppia può essere un avvocato, uno psicologo, un assistente sociale, specializzato nelle questioni relative alla famiglia e nella loro risoluzione. E' vincolato al segreto professionale.

Lo spazio neutro è un ambiente non familiare alla coppia, ma per loro del tutto nuovo, in cui essi e il mediatore siederanno a cerchio, per facilitare il confronto e il dialogo.

E’ importante sottolineare che la mediazione familiare non equivale ad una terapia di coppia, in quanto è effettuata a beneficio di una coppia che ha già deciso di separarsi ma vuole evitare ai figli tutte le spiacevoli conseguenze del caso, a differenza della terapia psicologica vera e propria che invece mira a risolvere i problemi della coppia cercando di evitare la separazione. Inoltre la mediazione familiare non può in alcun caso andare a sostituirsi alle procedure di separazione giudiziarie, in quanto ne resta sempre e solo un’alternativa complementare: affinché una coppia risulti separata per legge, è sempre necessaria una sentenza del giudice.

Percorso di mediazione familiare.

Il percorso di mediazione familiare prevede una procedura consistente in 4 momenti.

La pre-mediazione: si tratta della fase iniziale della procedura, in cui i genitori comunicano la loro intenzione di separarsi, e con l’aiuto del mediatore tirano le somme degli anni passati insieme, cercando di capire perché è sopraggiunto il periodo di crisi.

Il contratto di mediazione: si tratta di un contratto vero e proprio redatto dai coniugi dinnanzi al mediatore, nel quale sono scritti tutti gli obbiettivi che essi si pongono e il modo in cui intendono raggiungerli nell’ambito della terapia familiare stessa.

La negoziazione ragionata: è la fase di confronto vera e propria tra i genitori, che prendono atto dei problemi da affrontare, e discutono sui modi per risolvere i conflitti, coadiuvati dal mediatore familiare che li spinge a dire ognuno la sua e a fare delle scelte che meglio preservino la serenità dei figli.

Il progetto d’intesa: è il documento redatto alla fine del percorso di mediazione familiare, in cui i genitori mettono per iscritto le loro intenzioni riguardo il loro rapporto con i figli nel futuro più prossimo, e quindi rappresenta una sorta di accordo di pacifica convivenza anche dopo la separazione.

Modelli e strategie operative.

Due sono essenzialmente gli approcci alla mediazione familiare: uno, l’approccio più classico, cioè quello sistemico; l’altro, quello più innovativo e recente, cioè quello simbolico trigenerazionale.

Il modello sistemico.

Il modello sistemico è l’approccio tipico che prevede che i due coniugi si rivolgano al mediatore familiare per preservare il benessere dei propri figli e per risolvere le controversie relative alla separazione in atto, ed è l’approccio utilizzato da sempre dai mediatori familiari, in cui i figli non vengono coinvolti nelle sedute.

L’approccio simbolico trigenerazionale.

Di introduzione piuttosto recente, in quanto risale al 2002, l'approccio simbolico trigenerazionale prevede un ampliamento dell’intervento delle tecniche di mediazione: esse iniziano a coinvolgere anche i figli, laddove essi abbiano un’età sufficiente per intervenire, e le famiglie di origine degli ex coniugi, per studiare insieme la storia di tali famiglie e rapportarla con la separazione in corso. Inoltre, tale approccio prevede una riscoperta degli ex coniugi come coppia, cioè è incentrata oltre che sull’interesse verso i figli anche sull’interesse verso i genitori, per analizzare il modo in cui cambia la loro vita dal momento che non saranno più marito e moglie.

A chi rivolgersi per intraprendere la mediazione.

Nel momento in cui si sceglie di ricorrere alla mediazione familiare bisogna fare una cernita tra le tantissime associazioni di mediatori che operano sul territorio italiano, e scegliere quella che ci sembra più affidabile o semplicemente che si trovi più vicina a casa nostra. Spesso queste associazioni prevedono un primo incontro gratuito per comprendere il problema, e poi inizia il ciclo di sedute vero e proprio. Oggi si va diffondendo sempre più l’uso di inserire la figura del mediatore familiare all’interno delle scuole, in particolare elementari e medie, per fornire un supporto sia ai bambini che ai genitori: in questo caso il ruolo di mediatore è svolto da uno psicologo o da uno psicoterapeuta, ed è a carico del sistema scolastico.

La mediazione familiare in Italia e in Europa.

La mediazione familiare non ha ancora in Italia la stessa importanza che ha all’estero. In alcuni paesi europei come Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, e negli Usa essa è già diventata obbligatoria: ciò significa che prima di iniziare il procedimento giudiziario di separazione i due coniugi devono necessariamente rivolgersi a un mediatore familiare, in modo da ridurre il sovraffollamento delle aule dei tribunali, abbreviare il successivo processo e insegnare ai propri figli come gestire questo difficile momento della loro vita.

In Italia invece non esiste ancora nemmeno una legislazione che regoli la professione di mediatore familiare, tanto che essa non è ancora regolamentata dallo Stato. Inoltre mentre all’estero il ricorso alla mediazione familiare è stato introdotto negli anni novanta, in Italia si è dovuto aspettare il 2006, appunto con la legge 54/2006, che ha introdotto la possibilità di ricorrere al mediatore familiare in caso di procedure di separazione o divorzio, mantenendola comunque facoltativa.

Chi può usufruire della mediazione familiare.

Come abbiamo già detto, la mediazione familiare è rivolta a quelle famiglie in crisi, composta da una coppia con figli che per i più svariati motivi ha deciso di separarsi; infatti è proprio l’obbiettivo di mantenere la serenità dei figli che spinge una coppia in crisi a rivolgersi al mediatore familiare. Ciò non toglie che si rivolgano al mediatore familiare anche coppie in crisi senza figli, che hanno bisogno di risolvere questioni interne al loro rapporto, o fratelli che non riescono a mantenere rapporti civili, o infine coppie in crisi con le famiglie di origine: in questi casi si praticheranno delle procedure di mediazione mirate in base al problema specifico, ma le tecniche utilizzate saranno sempre quelle conciliative, così come sarà uguale anche l’iter procedurale di mediazione spiegato nei paragrafi precedenti.

Quando è possibile il ricorso al mediatore familiare.

L’unico requisito per potersi rivolgere alla mediazione familiare è quello di non avere alcun procedimento giudiziario in corso; esso sarà solo un passo successivo alla mediazione, e servirà solo a far approvare al giudice gli accordi presi nell’ambito della mediazione stessa. Oggi in Italia la scelta di seguire un percorso di mediazione familiare è lasciata interamente alla volontà dei coniugi in via di separazione, che si affidano ad associazioni specifiche, che possono essere pubbliche o private, e di conseguenza gratis o a pagamento: in genere non c’è una regola valida per tutte le associazioni, in quanto di città in città cambia il numero di associazioni presenti sul territorio, per cui in alcune città ci possono essere più associazioni pubbliche rispetto ad un’altra.

Quando è impossibile il ricorso al mediatore familiare.

Vi sono determinati casi in cui la mediazione familiare non è praticabile; in alcuni casi è proibita per legge, come nel caso in cui uno degli ex coniugi o uno dei suoi figli sia stato vittima di abusi da parte dell’altro ex coniuge; in altri casi essa è materialmente impraticabile, ad esempio quando uno dei due ex coniugi non accetta la separazione, quindi non si avrà una separazione consensuale, o nel caso in cui uno dei due ex coniugi sia particolarmente violento o aggressivo, e quindi non in grado di sostenere un dialogo.

A cosa serve la mediazione familiare per una coppia in crisi?

Per tutelare i figli in caso di prossima separazione/divorzio: il caso più banale di ricorso alla mediazione familiare è quello che vede due genitori in via di separazione che vogliono tutelare i propri figli, aiutandoli ad accettare l’idea che da quel momento il loro modo di vivere cambierà radicalmente. L’esempio tipico potrebbe essere quello del marito che tradisce la moglie e dopo la separazione vuole andare a vivere con la sua nuova compagna: in tal caso il mediatore suggerirà alla moglie di non mettere mai il marito in cattiva luce davanti ai bambini, e al padre di essere sempre e comunque presente nella vita dei figli.

Per gestire le emozioni in caso di prossima separazione/divorzio: così come i bambini, può capitare che nemmeno i due ex coniugi siano in grado di superare da sé le conseguenze della separazione; un esempio potrebbe essere quello di due coniugi che hanno deciso di separarsi poiché hanno entrambi un altro compagno e vogliono capire come fare a far convivere le due nuove famiglie, senza rancori e nell’interesse dei figli.

Per problemi relativi alle coppie già separate: anche se una coppia è di fatto già separata, potrebbe succedere che i due ex coniugi abbiano ancora delle controversie in atto relative alle conseguenze della separazione; i due esempi più tipici sono i problemi relativi al mantenimento dell’ex moglie e dei figli da parte dell’ex marito, e i problemi relativi all’affido dei figli, in particolare all’affido condiviso, di recente introdotto dalla legislazione italiana (2006). Un altro esempio potrebbe essere quello di una coppia di ex coniugi in cui uno dei due non rispetta gli accordi presi al momento della separazione, o infine il caso in cui questi accordi necessitano di modifiche ma non si riesce a trovare un adeguamento alle nuove esigenze.

Per problemi legati all'eredità: può capitare che a rivolgersi al mediatore familiare non sia un coppia ma dei fratelli, che rischiano di mettere in crisi il loro rapporto a causa di questioni legate all’eredità dei genitori defunti. In questo caso è meglio rivolgersi ad un mediatore familiare che abbia esperienza anche in questioni legali, in quanto potrà trovare la soluzione migliore per la disputa in corso sia in base alle leggi in vigore, sia venendo incontro alle diverse esigenze dei fratelli.

I vantaggi e i limiti della mediazione familiare.

I vantaggi della mediazione familiare sono molteplici, tanto che si potrebbe dire che essa presenti esclusivamente aspetti positivi e nessun lato negativo. Attraverso la mediazione familiare infatti si riesce a superare il trauma della separazione più facilmente, e soprattutto si riesce a farlo superare meglio ai figli; si prendono degli accordi condivisi che soddisfano entrambi gli ex coniugi e quindi che hanno maggiori probabilità di durare nel tempo; si gestisce al meglio il rapporto con i figli che potrebbero sentirsi destabilizzati dalla separazione dei genitori. Per quanto riguarda invece i limiti della mediazione familiare, troviamo in primis il prezzo: per un ciclo di sedute di 10-12 incontri a cadenza settimanale si va dai 600€ ai 1000€, ma i prezzi sono molto variabili in base all’associazione alla quale ci si riferisce; inoltre, come abbiamo già detto, se siete fortunati, è possibile che nelle vostre zone ci sia qualche organizzazione regionale o provinciale che offre la mediazione gratuita. In secondo luogo, altro svantaggio della mediazione familiare è che essa non va a sostituirsi alle procedure legali ma vi si affianca, quindi non evita tutta la trafila burocratica necessaria ad ottenere la separazione, ma semplicemente la rende più rapida e indolore.

Come diventare mediatore familiare: la formazione.

Ad oggi non c’è un corso di laurea specifico che offre una formazione mirata alla mediazione familiare: per svolgere questa attività è necessaria una laurea in psicologia o giurisprudenza. La specializzazione la si può ottenere o tramite master specialistici, attivati in tutte le maggiori università italiane, o tramite i corsi di formazione organizzati dalle regioni; inoltre non è necessario essere iscritti ad alcun Albo professionale, in quanto come abbiamo già più volte sottolineato, la figura professionale del mediatore familiare non è ancora riconosciuta a livello statale.

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