Sempre più spesso se ne parla, ma cosa fare in caso di mobbing? Brutte occhiate, risposte sgarbate, comportamenti ostili, ostracismo… una semplice impressione oppure siete vere e proprie vittime? Scopriamo come analizzare la situazioni e quali rimedi prendere con consigli e suggerimenti pratici per non essere più soggetti a queste vessazioni.
Che cos’è il mobbing
Iniziamo innanzitutto spiegando cosa sia il mobbing. La parola deriva dall’inglese “to mob”, ossia “assalire violentemente”. Il mobbing è un comportamento di abusi, ripetuto nel tempo, con ostilità malcelata, nei confronti di un soggetto da parte di colleghi o superiori sul posto di lavoro. Critiche continue e spesso senza motivo, mancanza di chiarezza informativa, revoche di permessi o qualifiche senza spiegazioni, umiliazioni continuate (prese in giro pubbliche, mancata risposta a domande poste, impossibilità ad esprimersi), compiti lavorativi inadeguati al grado e alla competenza, violenza morale o psichica. Ecco, tutte queste sono espressioni con cui può manifestarsi una forma di mobbing.
Le tempistiche
Ovviamente se tutto ciò avviene in un periodo di tempo limitato, non si può parlare di mobbing. La situazione esplode invece quando le ingiustizie e i comportamenti ostili si ripetono frequentemente, almeno una volta a settimana, e per un periodo di tempo da sei mesi in su, creando una situazione insostenibile sul posto di lavoro.
Cosa porta il mobbing
Tutti questi comportamenti tendono a crescere di intensità nel tempo, rendendo sempre più impossibile sopportarli. Al dipendente vittima di tali circostanze viene fatta perdere la fiducia in se stesso e nel suo operato, si toglie ogni supporto. Incidendo molto negativamente sulle prestazioni del lavoratore stesso, che manifesterà anche sintomi fisici di malessere, come mal di testa, nausea, ansia, insonnia, depressione, malattie psicosomatiche (eruzioni cutanee, eczemi…). Con il peggiorare dello stato di salute aumentano anche le assenze del soggetto dal posto di lavoro, il che incide ancora più negativamente sulle prestazioni, innescando ulteriori rimproveri e rappresaglie, e generando così un circolo dal quale è difficile uscire.
Perché il mobbing
I motivi della mobbizzazione di un dipendente possono essere i più diversi: a partire dall’invidia da parte di colleghi o superiori, o come espressione di una ritorsione o vendetta per non essere sottostato a determinati “ricatti” o per aver reso comportamenti illeciti avuti da qualcuno. Nelle aziende di medie-grandi dimensioni tale tattica è solitamente attuata per portare al licenziamento un dipendente. Difatti nelle aziende di dimensioni maggiori è molto difficile licenziare il personale senza incorrere in cause o vertenze, per cui vengono compiute azioni di questo genere per portare il mobbizzato a presentare spontaneamente le dimissioni, o a firmare una lettera di licenziamento.
Il mobbing di genere
Un tipo particolare di mobbing è quello che si rivolge esclusivamente contro soggetti femminili. Le donne diventano spesso soggetto di discriminazioni, soprattutto al rientro sul posto di lavoro dopo assenze più o meno prolungate, dovute al matrimonio o alla maternità. Rientrano in questo tipo di mobbing anche le molestie sessuali, ossia tutte le attenzioni e i comportamenti indesiderati relativi al sesso che una lavoratrice subisce.
Come reagire
Per prima cosa è bene fare un serio esame di coscienza e chiedersi se il nostro comportamento non sia stato lesivo o se in un qualche modo abbiamo avuto delle mancanze nei confronti di qualcuno tali da generare questa situazione. Se si ricoconosce una propria colpa sarebbe bene parlarne con i diretti interessati e cercare di appianare i dissidi creatisi. Se invece non ci sono effettivamente motivi per i quali state subendo del mobbing, allora bisogna sapere che si sta andando incontro ad una lotta molto difficile e soprattutto lunga. Iniziate innanzitutto a ribellarvi alla depressione. Anche se sul posto di lavoro le cose non stanno andando bene, non rinunciate al resto della vostra vita. Uscite, chiamate gli amici, passate tempo con la famiglia senza parlare del lavoro. Recuperate dei vostri spazi piacevoli. E soprattutto non pensate di essere l’unica vittima di questo sistema: in-Italia da un recente rapporto Inail risultano denunciati circa 41 mila casi di mobbing. Cercate su internet persone che abbiano subito o che stiano subendo la vostra stessa esperienza e confrontatevi con loro.
Informazione
Come è ben risaputo, per sconfiggere il nemico bisogna conoscerlo. Per cui documentatevi: leggete l’iter di situazioni simili alla vostra, iniziate a studiare le varie contromisure che potete adottare, in ogni caso non fatevi trovare impreparati. E cercate anche di scoprire se nella vostra azienda l’uso di simili strategie per eliminare un dipendente è una pratica che si ripete. Potreste trovare degli alleati inaspettati.
Servono le prove
È fondamentale, anche nell’ottica di procedimenti futuri, recuperare delle prove di ciò che state subendo. Tenete un diario di quello che accade al lavoro, segnando accuratamente le date, chi ha fatto cosa, e se c’erano testimoni presenti. Ogni richiesta che inoltrate ai vostri superiori o colleghi deve diventare un atto formale, per cui dopo aver chiesto a voce, stendete un rapporto o un verbale. Avrete così la prova di ciò che avete fatto, e se siete stati ascoltati o meno. Se i sintomi del malessere sul lavoro hanno già un riscontro negativo sulla vostra salute contattate subito un medico e fatevi rilasciare dei certificati doveciò si attestato. Tali certificati potrebbero anche servirvi in futuro per ottenere dei risarcimenti. Abbiate cura di mantenere anche mail offensive, se le avete mai ricevute, e ordini di servizio con incarichi non pertinenti o non adatti al vostro ruolo.
Cercate testimoni
Solitamente i colleghi, se non sono parte attiva edl mobbing contro qualcuno, difficilmente accettano di testimoniare, anche per paura di ritorsioni o per il timore di divenire essi stessi oggetto di mobbing. Ma tentar non nuoce: cercate di trovare qualcuno che abbia assistito a delle vessazioni che avete subito e che sia disposto a raccontare ciò che ha visto. Indagate anche sugli ultimi licenziati dell’azienda, o sulle persone che hanno “spontaneamente” consegnato le dimissioni: potrebbero aver subito la vostra stessa sorte!
Resistenza
La prima via d’uscita per sfuggire al mobbing è quella di assentarsi dal posto di lavoro o licenziarsi. Le assenze però porterebbero soltanto ad ulteriori rimproveri e rappresaglie, mentre cambiare lavoro può essere consigliabile soltanto nei casi in cui abbiate la sicurezza di poter trovare in tempi brevi un nuovo impiego. Non mettete a rischio il vostro futuro per cercare sollievo con una fuga. Inoltre, scappando, la dareste vinta a chi vi ha mobbizzato, lasciandolo impunito e magari in grado di agire nuovamente così. Per cui, cercate di resistere, tenendo anzi un comportamento irreprensibile: meno opportunità date agli altri di riprendervi, più saranno evidenti le azioni di mobbing svolte contro di voi.
Le vie legali
Se non vedete ve di uscita alla situazione in cui vi trovate, nenache parlandone apertamente con i colleghi (rendendo così la questione pubblica) o con i superiori, non c’è altro rimedio che ricorrere alla vie legali. Tenete bene a mente però che si tratterà di un percorso lungo, con un buon dispendio di energie e anche economico, anche se poi alla fine, ne uscirete vincitori. Al giorno d’oggi in Italia non esiste una legge anti mobbing. Potete però appoggiarvi sia al diritto del lavoro alla giurisprudenza civile e penale. L’avvocato del lavoro interviene in caso subiste un ingiusto licenziamento, un trasferimento non motivato; inoltre alcuni articoli del diritto del lavoro, che trattano della tutela della salute del lavoratore, della reintegrazione in caso di licenziamento ingiusto e degli atti discriminatori subiti per cause politiche o religiose, possono adattarsi in parte ai casi di mobbing (legge n.300 del 20.05.1970, articoli 9, 15 e 18).
Scegliete poi un avvocato che abbia già esperienze di casi simili, così che sappia già come gestire la situazione, e che non sia in alcun modo collegato alla vostra azienda. Consegnate tutto il materiale che provi ciò che state subendo, e stabilite insieme l’obiettivo da raggiungere. Volete un risarcimento? Volete essere reintegrati? Stabilite degli incontri e realizzate una strategia, tenendo a mente che se volete riottenere il vostro posto di lavoro, è probabile che le azioni di mobbing tornino a presentarsi, anche aggravate. In tal cosa continuate sempre a documentare il tutto, a non far passare tali atti sotto silenzio, e se necessario contattate nuovamente l’avvocato che vi ha seguiti Solo così avrete la possibilità di uscire vittoriosi da una causa di questo genere.
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