Gli scherzi di laurea sono una pratica molto diffusa tra gli studenti dell’università. Le origini di questi riti, che hanno man mano avuto bizzarri sviluppi e originali evoluzioni, affondano lontano nel tempo e trovano avvio, per contrasto, addirittura nel Medioevo, fino ad arrivare alle espressioni della goliardia di stampo più recente.
Storia ed origini
I primi scherzi di laurea traggono spunto dalla goliardia moderna e nascono all’inizio del 900 in contrapposizione alla serietà delle cerimonie religiose ed ufficiali dei secoli precedenti.
Il laureato viene in genere ridicolizzato, vestito in modi strani ed acclamato in luogo pubblico non per le sue qualità di neo dottore, piuttosto per le sue capacità di gran bevitore o di impavido conquistatore.
Le origini del papiro di laurea, il più comune tra gli scherzi di laurea, risalgono alla fine del 1800: gli studenti che frequentavano l’università da un maggior numero di anni si prendevano gioco delle matricole e approfittavano della loro inesperienza per riscuotere denaro o per farsi pagare da bere. Alla matricola veniva poi consegnata una pergamena attestante il pagamento, in modo che altri “studenti anziani” non potessero richiedere loro ulteriori monete o servizi. Queste pergamene, chiamate papiri, erano piene di disegni sconci e di commenti ironici.
I papiri venivano, inoltre, elaborati ed esposti in tutta la città anche per immortalare le gesta e le caratteristiche degli studenti una volta terminata l’università - papiri di laurea -.
Questa del papiro è una tradizione molto viva ancora oggi soprattutto a Padova e a Venezia, ma presente anche in molte altre città universitarie.
Gli scherzi
Dal papiro e dall’ironia con cui questo viene redatto sono derivate successivamente molte altre tipologie di scherzi e di prove a cui viene sottoposto il neo dottore; l’obiettivo è il medesimo in tutte le varie forme di scherzo: mettere in risalto non le sue doti di persona intelligente, sapiente e seria, bensì rivelare tutti gli aspetti nascosti, bizzarri e ridicoli del laureato, con un’inversione di tendenza proprio nel giorno del suo cambiamento di status.
È concesso in questo giorno un linguaggio a volte anche scurrile, che viene comunque accettato perché tutti consapevoli della natura ironica del momento.
In sostanza in questo giorno di festa tutto è concesso e al neo laureato è vietato opporsi e tanto più offendersi.
La festa di laurea, che dovrebbe essere il momento di maggiore serietà a riprova della maturità raggiunta, si trasforma nel suo opposto e riporta il festeggiato con i piedi per terra, torna a farlo essere una persona comune, con debolezze, difetti, lati ridicoli che, esposti pubblicamente e festeggiati in gruppo, riconducono al valore sociale di ogni individuo non solo dal punto di vista professionale che dovrebbe assumere a breve, ma anche dal punto di vista prettamente personale-caratteriale.
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