Tecniche di memorizzazione veloce

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Le tecniche di memorizzazione veloce consentono di potenziare l’innata capacità della nostra memoria di ritenere delle informazioni e conservarle per anni rendendole disponibili al bisogno ed evitando di incorrere in spiacevoli incidenti di percorso. Come potenziare, quindi, le nostre capacità mnemoniche? Le tecniche che possono essere impiegate sono numerose, conosciute da diversi secoli e facili da apprendere. Nella loro diversità, infatti, si basano tutte su tre meccanismi: associazione, fantasia e memoria visiva.

La memoria

La memoria è una delle funzioni cognitive la cui importanza si apprezza forse solo quando c’è un problema a suo carico. Proprio in quel momento, infatti, ci si rende conto di come essa sia quell’immenso contenitore, di capacità potenzialmente illimitata, che mantiene traccia della nostra intera esistenza e di tutto ciò che abbiamo appreso nel suo corso.

Analogamente a quanto avviene per diverse altre nostre capacità, anche la memoria può essere migliorata grazie all’esercizio. Le nostre competenze a ricordare e a recuperare quanto abbiamo immagazzinato in memoria quando ci serve, inoltre, possono essere perfezionate grazie alle cosiddette mnemotecniche, tecniche di memorizzazione che consentono di apprendere delle strategie per potenziare le capacità mnestiche.

Le tecniche di memorizzazione sono numerose e conosciute sin dall’antichità. Cominciamo, quindi, proprio da una storia delle tecniche di memorizzazione.

Breve storia delle mnemotecniche

Le tecniche di memoria erano molto diffuse anche nell’antichità e le prime notizie su di esse possono essere datate al 470 a.C.

Già Cicerone ha descritto l’invenzione di alcune tecniche mnemoniche attribuendo a Simonide di Ceo la paternità della nota tecnica dei loci, basata su un meccanismo di associazione per immagini dei concetti che si vogliono ricordare a luoghi fisici, per esempio a stanze diverse della propria casa.

Nei secoli successivi le mnemotecniche continuarono a godere di un certo successo e le straordinarie capacità mnestiche di studiosi quali Pico della Mirandola, Giordano Bruno o Whilhelm Leibniz devono essere attribuite all’utilizzo di particolari strategie di memorizzazione apprese direttamente dai loro maestri.

Con il passare dei secoli, complice anche una maggiore diffusione di supporti tecnologici, le tecniche di memorizzazione hanno progressivamente perso importanza e la loro conoscenza è oggi molto limitata rappresentando un patrimonio per soli addetti ai lavori.

Il loro insegnamento a scuola è praticamente inesistente, forse perché si pensa che “imparare a memoria” sia un modo sbagliato di apprendere e sia preferibile adottare strategie di rielaborazione ed assimilazione delle informazioni. Sebbene si tratti di una posizione condivisibile, è altrettanto vero, comunque, che in alcuni casi le mnemotecniche possono essere veramente utili. Del resto, esse sono basate su un’approfondita conoscenza delle modalità di funzionamento della mente umana e del nostro cervello e possono rappresentare un valido supporto ai processi di rielaborazione delle nozioni e di apprendimento.

Sul processo di memorizzazione: il ruolo di emozioni, associazione e memoria visiva o fotografica

Per comprendere come funziona la nostra memoria a lungo termine, quella che ci permette di immagazzinare informazioni e recuperarle al momento opportuno, è bene conoscere il ruolo di alcuni fattori: emotività, processi associativi e memoria visiva.

Le emozioni rappresentano un fattore molto importante che può esercitare una notevole influenza sui processi di memorizzazione e di recupero dell’informazione: se vi chiedessi che cosa stavate facendo l’11 settembre del 2001, molto probabilmente tutti sapreste riferire dove eravate, con chi, cosa avete fatto, eccetera; allo stesso modo, invece, se vi chiedessi cosa avete fatto l’11 settembre dell’anno scorso, se non vi è accaduto nulla di rilevante, probabilmente non mi sapreste fornire nessuna risposta.

Ma qual è la differenza tra un 11 settembre qualunque e quello del 2001?

Si tratta di un classico esempio che mette bene in evidenza la rilevanza dell’emotività: è più facile ricordare eventi o informazioni che hanno una certa coloritura emozionale, positiva o negativa che sia, piuttosto che fatti o nozioni che non ci suscitano nulla. Proprio per questo motivo, diverse delle tecniche che verranno descritte suggeriscono di associare concetti o informazioni ad immagini capaci di fare sorridere o suscitare stupore: il loro “colore” emotivo, infatti, ne faciliterà il ricordo.

Quanto appena detto, consente di puntare l’attenzione sugli altri due fattori sopra citati, associazione e memoria fotografica.

L’associazione è un processo che può o meno avvenire in maniera spontanea. Vi sarà capitato, per esempio, di ricordare un episodio della vostra infanzia e, allo stesso tempo ed in maniera automatica, associare ad esso un odore o un sapore. Allo stesso modo, però, potete favorire dei processi simili in maniera intenzionale ed uno dei processi base su cui si basano numerose mnemotecniche è proprio quello dell’associazione, frequentemente di concetti ad immagini.

Associare nozioni, numeri o concetti ad immagini, infatti, facilita anch’esso il recupero dell’informazione. Il nostro cervello, infatti, funziona almeno per l’83% per immagini così che ricordare materiale visivo è molto più semplice che rievocare parole, cifre o nozioni. Provate a pensare alla torre di Pisa. Cosa è apparso alla vostra mente? Una scritta o un’immagine?

Alcune tecniche di memorizzazione veloce

I principi adesso esposti sono perfettamente rappresentati da alcune tecniche di memoria che verranno adesso descritte. Non vengono presentate tutte le tecniche di memorizzazione esistenti, per la conoscenza delle quali si rimanda a testi specialistici. Si vuole infatti fornire una rassegna di alcune tecniche di memorizzazione facili da sperimentare da soli ed utili nella vita quotidiana, per esempio nello studio.

Il suo nome deriva dalla parola latina “loci”, che vuol dire “ luoghi”. Questa denominazione si spiega considerando che i concetti e le nozioni che si vogliono memorizzare vengono collegati ad oggetti e luoghi familiari: la nostra casa, la strada che percorriamo abitualmente per andare al lavoro, il nostro posto di lavoro e i suoi diversi ambienti e così via.

Individuato il luogo, si procederà individuando le parole chiave fondamentali del testo che si vuole memorizzare e si collocherà ciascuna di essa ad ognuno degli angoli delle varie stanze del luogo prescelto o, se si tratta di un percorso, in una delle sue diverse tappe.

Contestualmente a questa operazione sarà di fondamentale importanza visualizzarsi mentalmente mentre ci si sposta da una stanza ad un’altra o da una tappa alla successiva del percorso: ovviamente questi spostamenti e la parallela collocazione dei concetti chiave dovranno seguire il filo logico del discorso rispettando la concatenazione tra gli argomenti che si vogliono memorizzare.

Al fine di facilitare il ricordo, inoltre, sarà opportuno far interagire i concetti e gli argomenti con i luoghi di destinazione cercando anche di creare delle associazioni bizzarre o divertenti per facilitare il recupero delle informazioni.

Per ricordare, in conclusione, basterà ripercorrere mentalmente le tappe di questo ipotetico viaggio attraverso luoghi: il passaggio da una stanza all’altra o da una tappa alla successiva si accompagnerà a quello da un concetto a quello ad esso concatenato.

Si tratta di una tecnica di memorizzazione inventata dal matematico von Wenssheinn che consente di memorizzare dei numeri grazie all’associazione di ogni cifra ad un fonema e ad una corrispondente immagini per la memorizzazione.

La suddetta conversione viene realizzata rispettando tre regole fondamentali:

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